L'Hangar diventa Stazione
Per la prima volta in Italia l'opera di Distel dedicata alla Stazione Centrale di Milano
Recensione
classica
Ingresso libero. A occhio circa 300 persone. Età media sotto i 30 anni. La riflessione sulla discrasia tra il pubblico della musica contemporanea, spesso ridotto a poche decine di presenze stagionate, e quello dell’arte è servita. La folla accorsa all’Hangar Bicocca ad ascoltare la diffusione de “La stazione” di Herbert Distel non è dedita ad appuntamenti musicali: lo dimostrano il bisbiglio continuo, fortunatamente coperto dai decibel del suono, e un atteggiamento più in linea con un’installazione che con un concerto. Ma l’esperienza configurata dall’opera, nata per la diffusione radiofonica e sperimentata per la prima volta dal vivo su felice intuizione degli organizzatori dell’Istituto Svizzero, si presta a tale fertile ambiguità. La suggestiva cornice dell’hangar fa il resto, valorizzando a pieno il concetto di ambient music.
“La stazione”, frutto del lavoro di ripresa sonora svolto da Distel nella Stazione Centrale di Milano nel 1987, è un affresco magmatico e affascinante. La sensibilità drammaturgica per l’elemento spazio-temporale, centrale nella poetica del viaggio dell’artista di Berna, si evidenzia nella scelta e nella successione dei materiali. L’approccio è scevro dalle influenze della scuola concreta francese o “ecologista” canadese. L’obiettivo non è l’esplorazione di uno spazio realistico o astrattamente compositivo, bensì la discesa in un paesaggio interiore, simbolico e rituale. Il frequente uso del loop richiama alcune esperienze ipnotiche minimaliste ed è forse anche il principale limite della composizione, che non sempre nei 45 minuti di durata complessiva stupisce per varietà. Ciononostante, i 25 anni d’età dell’opera non pesano sull’intatta freschezza dell’ispirazione di Distel, di cui si continua ad avvertire un certo bisogno in Italia.
Note: Opera radiofonica per la prima volta diffusa in un contesto di pubblico dal vivo.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento
classica
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.