Barenboim inaugura Mito alla Scala
Milano apre con Rossini, Mozart e Beethoven

Recensione
classica
Gran festa per l'inaugurazione della sezione milanese di Mito, con la Filarmonica della Scala diretta da Barenboim e un parterre d'alta mondanità, quasi fosse un inizio di stagione.
Ad apertura della serata una prova di destrezza con l'ouverture della Semiramide di Rossini, misurati contrasti di sonorità, ora violente ora cesellate, con un palpabile divertimento degli esecutori. Dopo un farroginoso e interminabile smontare e rimontare il palco per lasciar posto al pianoforte, non poche perplessità ha invece provocato il mozartiano concerto in re maggiore (Incoronazione), dove Barenboim era impegnato anche da solista. Ne è sortita una generale opacità, sia dalla tastiera sia dall'organico. Forse è pretenzioso e rischioso voler unificare i due ruoli quando non ci sono giorni sufficienti per provare. Le nostre orecchie hanno in memoria troppe buone registrazioni per non stupirsi quando manca l'incisività dei legni o degli ottoni, se gli archi rimangono sbiaditi e il pianoforte dà l'impressione di fare un esercizio di routine.
Tutt'altro risultato l'ha ottenuto la Terza sinfonia di Beethoven. Ormai nel dna della Filarmonica della Scala e orchestrata con estrema meticolosità da Barenboim anche nei passaggi più rutilanti. La Marcia Funebre ha offerto davvero momenti di profonda emozione e di sorpresa per la nitidezza delle varie parti dell'orchestra. Ma la sinfonia tutta è risultata di ottimo livello.
Al termine lunghissimi applausi e scoppi d'ovazioni dal loggione per il direttore, molto amato dal pubblico scaligero, anche per essere una figura famigliare, di casa, che riesce sempre a comunicare simpatia.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Regia di Johan Simons, sul podio Alejo Pérez, con Robin Adams nel ruolo titolo
classica
Per la prima volta a Venezia Les dialogues des Carmélites di Poulenc nell’allestimento di Emma Dante
classica
La messinscena di Damiano Michieletto nata a Monaco nel ‘23 riproposta a Firenze con Zubin Mehta sul podio