Spettacolo breve, intensissimo, da guardare e ascoltare tutto d'un fiato, The Emperor Jones di Louis Gruenberg. In un crescendo di tensione emotiva lo spettatore è trascinato dal filo drammaturgico verso il suicidio di Brutus, sorta di rito tribale con tanto di stregone che corona un percorso interiore mirabilmente messo in scena. Assistiamo infatti alla trasformazione del protagonista, dall'iniziale atteggiamento spavaldo e prepotente al progressivo ravvedimento che ha il suo acme nella preghiera, quasi uno spiritual, che Brutus rivolge Dio. Questo percorso psicologico è costellato da allucinazioni sempre più angoscianti nelle quali emergono tutte le sue più terribili colpe; è sottolineato dal battito incessante dei tom-tom, che inizia sommesso come un battito cardiaco ("72 colpi al minuto", prescrive il compositore) per poi crescere gradualmente di volume e velocità fino alla fine del dramma. La scrittura vocale non presenta forme chiuse ma alterna declamato, sprechgesang e parlato a seconda delle esigenze drammatiche. Il coro, unica aggiunta rispetto al testo dell'omonima pièce teatrale di O'Neill, non è posizionato nella buca dell'orchestra come prescrive il comopositore ma in scena, immobile per tutto il tempo, i volti ricoperti da maschere. Di grande effetto e funzionale allo stesso tempo la scena dominata da un grande pannello di vetro, che Brockhaus utilizza in modo multiforme sia come specchio, sia in trasparenza, sia come spazio su cui proiettare le immagini deformate e informi che appaiono alla coscienza di Brutus. Ruolo di notevole impegno sia vocale che scenico per Nmon Ford, che sostiene egregiamente lo spettacolo con matura professionalità. Grande prova anche per l'orchestra diretta da Bartoletti, impegnata in una scrittura impervia e densissima.
Interpreti: Brutus Jones (baritono): Nmon Ford; Henry Smithers (tenore): Mark Milhofer; vecchia indigena (soprano): La Verne Williams; stregone congolese(ballerino): Jean Ndiaye; Jeff (ruolo muto): Ismaila Kante
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento