A Düsseldorf il regista Christof Loy torna a Mozart con "Lucio Silla", spettacolo di linearità e ricchezza espressiva esemplari. Ottima la compagine vocale su cui dominano Simone Kermes e Mariselle Martinez.
Bruce Rankin (Lucio Silla), Simone Kermes (Giunia), Kerstin Avemo (Lucio Sinna), Romana Noack (Celia)
Uno spazio quasi vuoto definito da alte pareti bianche. In scena pochi elementi decorativi (sedie bianche dalla linea classica, cinque lampadari barocchi) ma soprattutto oggetti funzionali (tralicci, ponteggi, assi di legno, una piattaforma elevatrice). È l'universo rigoroso che Loy impiega per raccontare le passioni e i sentimenti dei sei personaggi del dramma di De Gamerra e Mozart. Più riuscito del suo recente "Così fan tutte" a Francoforte – troppo smaccatamente "loyesco" per non far pensare ad un algido esercizio di stile – questo "Lucio Silla" reca i segni tipici del suo alfabeto minimo, che nel corso del tempo si è fatto (se possibile) ancor più austero: analiticità, essenzialità, pulizia e rigore, cura estrema del gesto scenico. Un alfabeto che dà pathos e tensione alle oltre tre ore del racconto, in cui si coglie in maniera esemplare il senso profondamente teatrale delle lunghe arie e i recitativi eseguiti nella loro integralità (come usa "chez Loy").
Fondamentale l'apporto dei sei interpreti, in cui il reparto femminile dominava nettamente. Incantevole Simone Kermes, che affrontava con la sicurezza dell'interprete di rango la complessa scrittura vocale del ruolo di Giunia, resa con intensa espressività. Le teneva degnamente testa il Cecilio di Mariselle Martinez, mezzosoprano di bel timbro brunito e impeccabile linea vocale. Bene anche le fresche Kerstin Avemo come Cinna e Romana Noack come Celia, mentre il sanguigno Silla di Bruce Rankin soffriva un po' nel registro acuto.
Il direttore Andreas Stoehr guidava i precisi Düsseldorfer Symphoniker con equilibrio e discreta varietà di accenti, dando il giusto risalto al canto. Il coro registrato nel finale raffreddava i trionfalismi celebrativi del finale, poco appropriati all'austera cifra registica.
Caldo successo.
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