Magico Kiarostami per Così fan tutte a Aix
La regia di Kiarostami salva una edizione deludente di Così fan tutte al Festival di Aix en Provence
Recensione
classica
Abbas Kiarostami è alla prima esperienza di regista lirico e, per sua stessa ammissione, di spettatore (conosce le opere sono per disco). Come non bastasse a metà pomeriggio gli viene annunciato che il tenore sta male e sarà sostituito (da Pavol Breslik, ottimo Ferrando). Ci sarebbe di che far tremare le vene e i polsi, eppure lo spettacolo va in porto e con una messa in scena di gran fascino. Kiarostami trasforma il fondale in schermo cinematografico a macchina fissa, dove all’inizio appare un ipotetico “Caffè da Amadeo”, color seppia, coi tavolini per strada e alcuni avventori in abiti di oggi a spiare i modi della scommessa sulla fede delle femmine. Poi il fondale si trasforma in una marina con promontorio e una vela in lento avvicinamento (pare quasi che Kiarostami si diverta a sospendere il tempo), finché attraccherà per portar via i falsi coscritti. Oltre alla casa delle due ragazze, con l’acciottolato e le piastrelle colorate, tipiche del Mediterraneo orientale, sono proprio il Mediterraneo e la brezza marina le costanti dello spettacolo: perfino i fiori nei vasi sulla scena reale, perfino il vero bucato appeso da Despina (Judith van Wanroj, di scarsa agilità e dall’italiano incomprensibile) sono mossi dal vento. La scena finale poi è quasi magica, sul fondale appare l’orchestra che suona in un foyer col direttore di spalle, eppure visibile anche di fronte grazie a uno specchio. Quando il direttore si gira a ringraziare il pubblico, ecco che per incanto è quello in carne e ossa a uscire dallo schermo e a raggiungere i cantanti in proscenio. Nella realtà tuttavia, Christophe Rousset, sul podio della Camerata Salzburg, non dà una interpretazione memorabile. Lo stesso organico risulta bolso e poco malleabile. L’esito musicale di questa edizione di Così fan tutte è insomma soporifero, basti dire che “Soave sia il vento” viene letteralmente buttata via. Se son da salvare alcuni momenti è per merito di Ferrando (un miracolo per come Breslik si sia adattato alla scena in poche ore) e Fiordiligi (la brava e disinvolta Sofia Soloviy), bene ma di livello leggermente inferiore gli avvenenti Janja Vuletic (Dorabella) e Edwin Crossley-Mercer (Guglielmo). Mentre il Don Alfonso di William Shimell non va oltre a un cantar colloquiale. Calorosa l’accoglienza a fine spettacolo riservata a tutti gli artisti, specie a un sorridente Kiarostami coi perenni occhiali da sole sul naso.
Stefano Jacini
Note: attenzione Ferrando cambiato
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