Straordinario Temirkanov in una Dama di Picche più da ascoltare che da vedere. Seconda compagnia di ottimo liello complessivo; sempre grande il coro istruito da Bruno Casoni.
Il soprano va a prenderlo in quinta, lui entra salutato da un boato di urla e applausi, attraversa velocemente tutto il proscenio indicando ora l'orchestra ora i cantanti schierati, e in pochi secondi esce dalla quinta opposta. Non si ricordava un direttore più schivo agli Arcimboldi; eppure è stato lui il trionfatore della serata, con il suo gesto asciutto, concentrato su tempi, ritmi e piani sonori, senza mimiche plateali. La bravura di Yuri Temirkanov nello scatenare quelle salve di ripercussioni che sono i meccanismi dell'orologeria ansiogena di Cajkovskij non ha eguali, e si è rivelata in tutta la propria forza nel lancinante mormorìo orchestrale del preludio al terzo atto: un ritratto purissimo e raffinato della nevrosi divorante che domina l'intera opera. In quello stesso atto conclusivo avrebbe dato il meglio di sé Vitali Taraschenko, partito in difficoltà ma cresciuto nel corso della recita fino a un finale di straordinaria forza emotiva. Accanto al suo Hermann, votato sin dall'inizio alla durezza e all'allucinazione, si muoveva una Liza inquieta, fragile e passionale ben cantata da Elena Prokina; i due sembravano non incontrarsi mai, ognuno perso nel proprio delirio. Straordinario nella raffigurazione dell'equilibrio e delle virtù aristocratiche il Principe di Hvorostovsky, con l'eleganza dei suoi fiati perfetti, con quel controllo totale dei mezzi espressivi che ha potuto sfoggiare nella grande aria del secondo atto. Bravissima anche Tatiana Erastova, capace di cogliere sia il mistero e l'eleganza, sia la vena di grottesco che attraversano il difficile personaggio della Contessa, con le sue arie di Grétry e il suo accento d'antan. Di ottimo livello anche il resto della compagnia, ma una menzione particolare va fatta per il coro; voci bellissime, omogenee e ritmicamente sicure, capaci di un corale finale, dal fondo del palcoscenico, di rara intensità ed eleganza. Allestimento curato ma privo di idee memorabili, di Stephen Medcalf; bellissimo il teatrino di corte escogitato da Jamie Vartan, molto meno l'apertura dell'opera, con quel brutto fondale bianco, poco migliorato dalle luci tagliate col coltello da Simon Corder; per non parlare delle statue viventi "alla Compton House" del primo e secondo atto.
Interpreti: Hermann: Misha Didyk / Vitali Taraschenko
Liza: Dagmar Schellenberger / Elena Prokina
La Contessa: Elena Obratzova / Tatiana Erastova
Conte Tomskij: Vladimir Vaneev / Victor Chernomortzev
Principe Eleckij: Dimitri Hvorostovskij
Polina: Julia Gertseva / Svetlana Lifar
La governante: Sim Tokyurek
Masa: Adelina Scarabelli
Cekalinskij: Mario Bolognesi
Surin: Alexander Teliga
Caplickij: Ki Hynn Kim
Narumov: Luciano Batinich
Il cerimoniere: Nicola Pamio
Regia: Stephen Medcalf
Scene: Jamie Vartan. Luci: Simon Corder
Costumi: Jamie Vartan
Coreografo: Jonathan Lunn
Direttore: Yuri Temirkanov
Maestro Coro: Bruno Casoni
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