Costellazione Glass

Il Ravenna Festival ha aperto la propria quindicesima edizione affidandosi alla costellazione musicale di Philip Glass, un caleidoscopio di suoni e di timbri che hanno rappresentato l'idea di "musica del mondo" del compositore di Baltimora. Soddisfatto il pubblico.

Recensione
classica
Ravenna Festival Ravenna
Philip Glass
10 Giugno 2004
Il Ravenna Festival ha aperto la propria quindicesima edizione affidandosi alla costellazione musicale di Philip Glass, un caleidoscopio di suoni e di timbri che hanno rappresentato l'idea di "musica del mondo" del compositore di Baltimora. "Orion", concerto commissionato dalle Olimpiadi della Cultura 2004 di Atene, ha coinvolto - oltre al Philip Glass Ensemble in bianca divisa estiva - musicisti di varie nazionalità che hanno contribuito alla composizione e all'esecuzione dell'opera stessa apportando la loro tradizione musicale. Più che di confronto o fusione, si è trattato di uno scambio artistico e stilistico, dove Glass ha fornito l'impianto di base, costituito da una sorta di campionario dei suoi quasi quarant'anni di attività compositiva (e da "Play" del '65 non sono stati "solo" arpeggi o minimalismo...) sul quale si innestavano in maniera indipendente gli interventi degli altri artisti. Un intreccio di momenti tipicamente glassiani - stilisticamente parlando - e di inserti veramente coinvolgenti, come il dialogo a due tra il violino "fiddle" di Ashley Mac Isaac e la kora di Foday Musa Suso, collaboratore d'annata di Glass, dove gli altri musicisti - compositore compreso - stavano a guardare quel giuoco di due virtuosi diversissimi, eppure espressione di una perfetta affinità. Ma i timbri che hanno arricchito questa girandola musicale sono stati anche quelli dell'ancestrale didjeridoo di Mark Atkins, della virtuosissima pipa di Wu Man e del sempre suggestivo sitar di un Gaurav Mazumdar impegnato a proporre musiche di Ravi Shankar, altro compagno di viaggio storico del compositore americano. Alla fine tutti insieme sul palco per accompagnare il canto della greca Eleftheria Arvanitaki, in un crescendo ad effetto che ha coinvolto un pubblico alla fine soddisfatto.

Note: Un progetto per le Olimpiadi Culturali di Atene 2004. In esclusiva per l'Italia

Interpreti: Eleftheria Arvanitaki (Grecia) voce, Mark Atkins (Australia) didjeridoo, Wu Man (Cina) pipa , Foday Musa Suso (Gambia) kora, Gaurav Mazumdar sitar (su musiche originali di Ravi Shankar - India), Ashley MacIsaac (Nuova Scozia-Canada) violino, Uakti (Brasile)

Orchestra: Philip Glass Ensemble

Direttore: Michael Riesman

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.