Ferrara europea riscopre Rameau

Omaggio ad un'Europa allargata attraverso una coproduzione che coinvolge Polonia, Olanda e Italia per questo allestimento de "Les Indes Galantes" diretta con esperienza e gusto da Frans Brüggen a Ferrara. Scene funzionali e musica in primo piano per un successo ampiamente meritato.

Recensione
classica
Teatro Comunale Ferrara
Jean-Philippe Rameau
12 Maggio 2004
È bello trovarsi tra le mani in Italia un programma di sala tradotto in olandese e in polacco, ideale omaggio ad un'Europa allargata attraverso una coproduzione che coinvolge i tre paesi per questo allestimento de "Les Indes Galantes". L'opera-ballet di Rameau diretta da Frans Brüggen a Ferrara ha infatti proposto, con qualche piccolo taglio e un epilogo in cui riappare Amore, una preziosa occasione in cui la lettura musicale è stata il perno attorno al quale ruotava tutta la lunga rappresentazione - poco più di tre ore, intervallo compreso - che ha rivelato un tardo barocco francese decisamente vitale. Il direttore, alla guida di una Orchestra del Settecento salda e dotata di un suono dalla rara coesione nel panorama degli ensemble di impianto strumentale filologico, ha percorso questa partitura mettendone in risalto lo smalto degli intrecci contrappuntistici, legando palcoscenico e buca in un equilibrio vivace ed espressivo, in cui l'esotismo che Rameau ha messo in queste pagine - naturalmente tanto diverso da quello "di moda" nell'Ottocento - non ha mai ceduto il passo ad un colore di maniera. Anche la giovane e nutrita compagine vocale coinvolta - da citare almeno le voci di soprano di Claron McFadden e Cyrille Gerstenhaber - ha dato prova di buon impegno, attraversando l'allegoria del prologo e le quattro "entrées" riuscendo a dar corpo credibile ai tanti personaggi che abitano quest'opera. Il regista Jeroen Lopes Cardozo ha realizzato un impianto essenziale fatto di pannelli di tessuto ed elementi dai colori accesi, come quelli dei costumi di Aziz, e tanto spazio per le coreografie di Andrea Leine e Harijono Roebana, che hanno svolto una ricercata funzione narrativa, contrapponendo con interessante plasticità le schiere di Amore e di Bellone. Più che adeguato anche il coro "Cappella Amsterdam" preparato da Daniel Reuss. Bel successo di pubblico alla fine.

Interpreti: Claron Mac Fadden, Cyrille Gerstenhaber, Mathilde Etienne, Anne Grimm, Nicola Wemyss, Marcel Beekman, Andres Dahlin, David Wilson Johnson, , Mattijs van de Woerd, Hubert Claessens, Jasper Schweppe

Regia: Jeroen Lopes Cardozo

Scene: Melle Hammer

Costumi: Aziz

Coreografo: Leine & Roebana

Orchestra: Orchestra del Settecento

Direttore: Frans Brüggen

Coro: Cappella Amsterdam

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista