Le avanguardie di Vilnius lusingano il pubblico giovane
Si rimane un po' sconcertati di fronte a un festival che programma solo musica recente e recentissima, che giustappone liberamente linguaggi e scelte stilistiche disparate, e che per ben quattordici concerti consecutivi riesce a fare il tutto esaurito
Recensione
classica
Sono ormai molti decenni che un feroce dibattito circonda e divide la musica contemporanea in Italia: quello sul diritto o dovere della "comunicatività" della musica. "Le avanguardie, con il loro linguaggio criptico e settario, hanno allontanato il pubblico dalla composizione contemporanea", si dice da una parte; "le correnti neoromantiche, minimaliste e post- sono una involgarente scorciatoia che non conduce in alcun luogo", dicono dall'altra. Si rimane dunque un po' sconcertati di fronte a un festival che programma solo musica recente e recentissima, che giustappone liberamente linguaggi e scelte stilistiche disparate, e che per ben quattordici concerti consecutivi riesce a fare il tutto esaurito. Ancora più sconcertante è il fatto che il pubblico del Gaida Festival di Vilnius ha un'età media vicina ai trentacinque anni, ascolta con attenzione, tributa ovazioni o applausi freddini a seconda del giudizio, e discute poi vivamente di ciò che ha ascoltato.
Agli eventi centrali di questo tour de force della creatività musicale (concerti a cadenza quotidiana) appartiene il concerto con l'Orchestra Filarmonica Nazionale Lituana diretta dal giovane e bravo Robertas Servenikas, e due solisti di altissimo livello come il violoncellista David Geringas e la oboista Helén Jahren. "Pragydo vejas (Qui suona il vento) II" per oboe e orchestra sinfonica, della trentottenne Loreta Narvilaite, è un'ampia e intensa pagina dalle risonanze neoromantiche inquadrate in una scrittura che conserva tracce di razionalismo e strutturalismo: la straordinaria espressività e padronanza tecnica di Helén Jahren hanno saputo ricavarne il meglio, garantendole un'autentica ovazione. "Discorso concitato" per violoncello e orchestra, di Vytautas Laurusas (nato nel 1930), è una rivisitazione del concerto solistico che concede ampio spazio al virtuosismo di Geringas. Anche il linguaggio di Laurusas è il prodotto di una sintesi tra diversi tipi di scrittura, anche se in questo caso si potrebbe dire che il percorso è inverso: dall'iniziale scrittura di tipo tradizionale-tardoromantica, Laurusas si è spostato negli anni Settanta verso le concezioni espressive contemporanee, mettendo a fuoco solo in tempi recenti un risultato di sintesi. Chiudeva il concerto un'ampia composizione per orchestra di Luca Francesconi, ospite d'onore del Gaida Festival di quest'anno, intitolata "Cobalt, Scarlet": un'autentica esplosione di effetti orchestrali con più di un passaggio che ha messo a dura prova il virtuosismo della formazione lituana. Ma a parte queste poche smagliature, la Filarmonica Nazionale ha dimostrato di essere un'ottima e versatile orchestra.
Nonostante l'interessante programma, rimane tuttavia forte la sorpresa di vedere tanti ragazzi anche giovanissimi applaudire con entusiasmo delle musiche che non sembravano voler mettere in atto alcuna lusinga nei loro confronti. Allora forse non sempre è il linguaggio, il grande colpevole.
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