Il nuovo allestimento dell'"Aroldo", che ha aperto la prima stagione lirica del Municipale di Piacenza affidata alla Fondazione Toscanini, è stato caratterizzato da due elementi fondamentali. Il primo, insito nella proposta stessa, è rintracciabile nella lettura drammaturgica che ne ha offerto Pier Luigi Pizzi, impegnato in regia, scene e costumi; il secondo, dal carattere più contingente, è legato ad un cast vocale che ha subìto alcune sostituzioni.
Iniziamo dalla lettura scenica posta in essere da Pizzi, che si ritrova a confrontarsi con quest'opera dopo aver partecipato all'esperienza veneziana del 1985, che proponeva nello stesso giorno "Aroldo" seguito da "Stiffelio". Un accostamento per moltissimi aspetti addirittura naturale - sappiamo come la prima opera sia stata "generata" dallo stesso "Stiffelio", lavoro di sette anni precedente e con il quale condivide molto - ma che in questa occasione diviene scontro, fusione, confronto diretto. L'"Aroldo", infatti, originariamente ambientato nel medioevo delle crociate, viene qui immerso nell'atmosfera ottocentesca propria dello stesso "Stiffelio", innescando quindi un giuoco di specchi e rimandi interni che, se nelle intenzioni mira a salvare la plausibilità dell'intreccio - in effetti parlare di divorzio nel XIII secolo rimane alquanto discutibile... - sulla scena pare ingessare un poco la vicenda nel suo complesso. I caratteri emozionali, pur presenti in quest'opera, non esplodono mai completamente sulla scena, rimanendo imbrigliati nella propria rappresentazione, come rievocati con distacco e fatti rivivere sul palcoscenico in una sorta di proiezione della memoria. Una lettura giocata su un confronto che, è giusto sottolinearlo, può anche rivelarsi non poco stimolante, a patto però di conoscere molto bene l'opera in questione, e "Aroldo" rimane un lavoro in genere poco rappresentato. Piacevoli e funzionali le scene, impostate su una prospettiva angolare centrale molto lineare e "pulita" nelle architetture.
Venendo al dato musicale, la direzione convinta e nel complesso efficace di Pier Giorgio Morandi ha trovato un buon riscontro in una orchestra Toscanini equilibrata e attenta nelle dinamiche, fin dalla sinfonia di apertura in cui alcune sottigliezze hanno sottolineato intuizioni sviluppate da Verdi tre anni più tardi nel Ballo in maschera. Sul versante vocale - oltre ad un coro del Municipale sostanzialmente affidabile - hanno inciso, come accennato, alcune defezioni che hanno portato sulla scena della "prima" Adriana Damato - una Mina dalla generosa vocalità che merita maggiore attenzione nel controllo nella tessitura acuta e affinamento interpretativo - e un Gustavo Porta nel ruolo del titolo, abbandonato da Fabio Armiliato per indisposizione, al quale va riconosciuto l'impegno generoso in una parte assimilata velocemente e inevitabilmente non ottimale. Protagonista di un bel successo personale l'Egberto di Franco Vassallo e buona conferma per il Briano di Enrico Giuseppe Iori. Alla fine ampio apprezzamento per tutti da parte di un pubblico numeroso, con qualche isolato dissenso forse troppo severo per un tenore che, in ogni caso, ha fatto in modo che questo "Aroldo" andasse in scena.
Note: Nuovo allestimento della Fondazione Toscanini
Interpreti: Gustavo Porta, Fabio Armiliato, Adriana Damato, Franco Vassallo, Enrico Giuseppe Iori
Regia: Pier Luigi Pizzi
Scene: Pier Luigi Pizzi
Costumi: Pier Luigi Pizzi
Orchestra: Orchestra della Fondazione Toscanini
Direttore: Pier Giorgio Morandi
Coro: Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro Coro: Corrado Casali