È un inno alla leggerezza "Il fantasma nella cabina", lavoro di teatro musicale composto da Marco Betta su il libretto che Rocco Mortelliti ha tratto da "Il commissario di bordo" di Andrea Camilleri. Arrivato a Modena dopo aver debuttato nei giorni scorsi a Bergamo, è stato realizzato grazie alla collaborazione a vario titolo di un nutrito gruppo di teatri - Donizetti di Bergamo, Comunale i Modena, Giglio di Lucca, Tito Schipa di Lecce, Sangiorgi-Bellini di Catania, Vittorio Emanuele di Messina e Nazionale-Opera di Roma - azione di per sé meritoria ed auspicabile con maggior frequenza se essa rappresenta un modo concreto grazie al quale portare nuove composizioni sui palcoscenici italiani. E bisogna riconoscere che, per un teatro come quello di Modena, proporre al proprio pubblico due opere nuove - una per ragazzi di Galante lo scorso novembre e questa di Betta - è indice di un bello e raro interesse per la musica contemporanea. Ideare, produrre e rappresentare oggi una nuova opera non significa certo creare "il capolavoro", e "Il fantasma" di Betta capolavoro proprio non è. Non è, per la verità, nemmeno opera lirica, bensì sarei propenso a definirla azione scenico-musicale ispirata, più che al musical, al cinema. La musica di Betta - diretta con divertita puntualità da Aldo Sisillo - pare rievocare, infatti, colonne sonore a mezza strada tra gli stilemi del colossal alla "Titanic" - e il riferimento alla nave da crociera su cui si svolge l'azione è puramente casuale (?) - e tecniche d'accompagnamento musicale a note ribattute alla Nyman-Greenaway. Della musica da film questo lavoro ha certa liricità emotivamente semplice e diretta, che funziona al cinema perché - il più delle volte - non ci rendiamo conto di ascoltarla, essendo concentrati su ciò che accade sullo schermo (paesaggio, primo piano, e così via). A teatro funziona un po' meno, anche perché il linguaggio del palcoscenico non permette i ritmi del montaggio. La storia è quella di Cecè Collura, commissario di bordo improvvisato grazie ad un periodo di riposo procuratogli da una pallottola, che si trova alle prese con un indagine in alto mare. Il ruolo principale, interpretato da un Vincenzo La Scola più attore che cantante, ricorda chiaramente Montalbano (non tanto quello dei romanzi di Camilleri, quanto quello televisivo di Zingaretti) ed è contornato da una serie di personaggi tra cui una Signorina Meneghetti -Katia Ricciarelli di gran classe (è lei ad avere la visione del fantasma e a scatenare a bordo un blando panico ed altrettante blande indagini) la giornalista Stefania Biroli (Luciana Serra), il Comandante (Fabio Previati), la cantante Giorgia (!) interpretata da Paola Ghigo e così via. Il libretto di Rocco Mortelliti, anche regista, pareva insistere sul senso di artificiosità attraverso rime semplici e scontate, come anche la caratterizzazione dei personaggi andava nella direzione di un impianto caricaturale ribadito nella chiusa finale della voce recitante ("Ma quella crociera era vera o virtuale?"). Una sorta di metadiscorso alla buona che ha trovato nelle scene di Italo Grassi uno sfondo funzionale, ideato con quel tocco di leggerezza ed essenzialità sempre piacevole in questi casi. I pochi momenti cantati, soprattutto quelli inseriti nel secondo atto, hanno raccolto gli applausi del pubblico, abbastanza numeroso, che ha salutato alla fine tutti gli artisti impegnati, congedandosi all'uscita del Comunale con frasi come: "certo non è un'opera lirica, però è piacevole!".
Note: Coproduzione con il Teatro Comunale di Modena e il teatro del Giglio di Lucca. Unica data in Regione
Interpreti: La Scola/Canonici, Ricciarelli, Serra, Previati, Formaggia, Ghigo, De Lisi, Leoni, Mortelliti
Regia: Rocco Mortelliti
Scene: Italo Grassi
Costumi: Italo Grassi
Orchestra: Fondazione Orchestra G. Donizetti di Bergamo
Direttore: Aldo Sisillo
Coro: Coro del Circuito Lirico Lombardo
Maestro Coro: Fulvio Fogliazza