"Palpiti" tra sabbia e profumo d'arance

Allestimento che segna un rilancio per il Municipale di Piacenza. Lo spettacolo pare, nel complesso irrisolto, con idee interessanti ma anche rimandi pesanti e inutili. Funzionale, comunque, nei confronti di una lettura musicale senza chiaroscuri, ma indirizzata sulla resa emotiva diretta. Molto natalizia l'idea di diffondere profumo d'arance in sala. Pubblico folto e plaudente.

Recensione
classica
Teatro Municipale Piacenza
Gioachino Rossini
17 Dicembre 2002
Realizzato grazie all'impegno dei teatri emiliano-romagnoli di Piacenza, Modena, Reggio Emilia e Ferrara, questo nuovo allestimento di "Tancredi" ha aperto la stagione del Municipale piacentino raccogliendo un caloroso consenso da un pubblico che da qualche tempo attendeva qualcosa che nascesse dalla propria tradizione musicale. E il debutto di questa nuova produzione è andata in quella direzione, impegnando le compagini del Coro del Municipale e l'Orchestra Filarmonica Italiana, formazione locale di tradizione ventennale. La lettura dell'opera rossiniana, nell'edizione critica curata da Philip Gossett (finale tragico di Ferrara), si è presentata dunque fortemente segnata dalla regia di Marco Gandini che - con il concorso delle scene di Edoardo Sanchi e dei costumi di Elena Cicorella - ha immerso la vicenda dell'eroe siciliano, nato originariamente dalla penna di Voltaire, in un paesaggio a mezza strada tra il lunare e il desolato, una distesa di sabbia e rocce levigate incorniciata ai due lati da due strutture alte che ricordavano scheletri vuoti e abbandonati di calcestruzzo, che possono rappresentare tracce degli aborti di opere pubbliche mai finite che costellano il sud del nostro Paese. Su questo impianto, elementi simbolici come i colori chiari per i costumi dei seguaci di Argirio (i buoni) e la pelle nera per quelli di Orbazzano (i cattivi) - che a dire la verità calcavano un poco la mano sull'idea di "bande" rivali - l'uso di un'illuminazione omogenea dei fondali e le montagne di arance delle ultime scene con tanto di inconfondibile profumo diffuso in sala (molto natalizio per la verità), si integravano a frammenti di frasi tratte dal libretto e riportate ora a caratteri cubitali su grandi pannelli simil-pubblicitari, ora proiettati sul fondo. Un insieme di messaggi attualizzanti e, assieme, arcaici che arrivavano al sacrificio umano in occasione delle nozze mai celebrate tra Amenaide e Orbazzano e altre violenze più o meno esplicite e - se pensiamo al carattere dell'opera rappresentata - forse fuori luogo. Musicalmente Marco Zambelli ha impresso un andamento energico a questa partitura, puntando soprattutto su un'efficacia emotiva diretta, in cui le rare oasi di delicata liricità erano riservate ai duetti tra Tancredi e Amenaide, palesemente curati anche dal punti di vista vocale. Nella stessa direzione il coro, che ha a tratti ingaggiato con l'orchestra un duello di volumi che ha impressionato il folto pubblico, generoso d'applausi anche per i protagonisti, tra i quali è emersa l'Amenaide di Cinzia Forte, efficace nel delineare con buon controllo il proprio personaggio, l'Orbazzano di un intenso Enrico Iori e il Tancredi di Gloria Scalchi, impegnata in un laborioso "duello" con la tessitura del protagonista. Apprezzabile anche Raul Giménez nel ruolo di Argirio, nonostante qualche passaggio non proprio cristallino. Del successo di pubblico abbiamo, infine, già parlato.

Note: Nuovo allestimento, nuova produzione

Interpreti: Giménez/ Cicchetti, Scalchi/ Pizzolato, Iori/ Ribba, Forte/ Agostini, Banditelli/ Tufano, Colecchia/ Rondinone

Regia: Marco Gandini

Scene: Edoardo Sanchi

Costumi: Elena Cicorella

Coreografo: Marco Berriel

Orchestra: Orchestra Filarmonica Italiana

Direttore: Marco Zambelli

Coro: Coro del Municipale di Piacenza

Maestro Coro: Corrado Casati

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