Chi conosce l'arte teatrale di Lindsay Kemp, poteva in effetti aspettarsi dalla sua regia de Le maschere di Mascagni una delle "riletture trasgressive che stravolgono tutti i presupposti", come scrive l'assistente regista David Haughton nelle note di sala dello spettacolo che ha inaugurato il cartellone lirico del Comunale di Modena. Al contrario, l'impostazione data a questo nuovo allestimento - CEL Teatro di Livorno - dal regista inglese si è rivelata assieme semplice e fascinosa, giocata essenzialmente sull'uso del colore quale materia prima, plastica e duttile, con la quale plasmare l'immaginaria rievocazione di un ibrido teatrale come quello rappresentato dalla commedia lirica e giocosa in una parabasi e tre atti che il compositore livornese ha musicato sul libretto di Luigi Illica. Già dal sipario - sul quale alcune maschere apparivano disegnate con il tratto curato e favolistico che ha caratterizzato in seguito tutte le belle scene dipinte da Mark Baldwin - emergeva la centralità di un colore acceso, intenso e cangiante - ritrovato poi nei costumi - che dal rosso e dall'arancio diveniva blu, azzurro, verde, seguendo l'andamento espressivo della musica. Una sorta di contrappunto cromatico (dichiaratamente e liberamente ispirato ai disegni di Tiepolo, Canaletto e alla Venezia settecentesca) che restituiva agli occhi il fitto intreccio di rimandi, ironiche citazioni e parafrasi contenute in una partitura che, se fin dalla sua prima apparizione ha rivelato quanto sia problematico fondere la commedia dell'arte e l'opera lirica, riserva momenti di efficace teatro musicale. In una Venezia tratteggiata con gusto raffinato e, assieme, infantile, hanno quindi ripreso vita quelle maschere che, dopo essersi presentate (invitate dall'impresario Giocadio interpretato da Emanuele Barresi) nel prologo nei loro caratteri drammaturgici e musicali, hanno posto in essere sul palcoscenico l'eterna storia di un vecchio padre che vuole dare la figlia in moglie ad un nobile militare, che poi si rivelerà un truffatore, e di una combriccola di personaggi - tra i quali l'amante della stessa figlia - che si adoperano con ogni mezzo per far saltare il matrimonio combinato e permettere ai due giovani amanti di coronare il loro sogno d'amore, con buona pace del vecchio brontolone. A questa girandola hanno partecipato con impegno, tra gli altri, Raffaella Angeletti (Rosaura), Graziano Polidori (Pantalone), Maurizio Comencini (Florindo), Eleonora Contucci (Colombia), Carlo Bosi (Brighella), Giorgio Caoduro (Tartaglia), Carlo Morini (Capitan Spavento) e Alessandro Cosentino (Arlecchino). Cantanti che hanno dato il meglio nei momenti d'assieme e che, nonostante qualche incertezza vocale, sono riusciti a coniugare una regia assai movimentata con una resa musicale nel complesso equilibrata. Bruno Arpea ha staccato tempi brillanti alla guida del Coro e dell'Orchestra Cittàlirica, compagine strumentale che in questa occasione ha mostrato alcuni fastidiosi squilibri specie alle prese con le tinte coloristiche più rarefatte. Il pubblico di Modena, che non ha esaurito il teatro, ha infine apprezzato calorosamente questo spettacolo applaudendo ritmicamente gli interpreti in proscenio sulle note della scatenata furlana del secondo atto.
Note: nuovo all.
Interpreti: Polidori / Seraiocco, Angeletti / Cifrone, Comencini, Monaco / Giorghelè, Contucci / Bungaard, Bosi / De Angelis, Morini / Paliaga, Cosentino / Bedoni, Caoduro / Battiato
Regia: Lindsay Kemp (Regista assistente: David Haughton)
Scene: Lindsay Kemp
Costumi: Lindsay Kemp
Orchestra: Orchestra Cittàlirica
Direttore: Bruno Aprea
Coro: Coro Cittàlirica
Maestro Coro: Marco Bargagna