Seduzioni cremonesi
Mostre e concerti al Museo del violino
Recensione
classica
Le offerte musicali di Cremona in questi giorni sono di grande interesse. Il Museo del Violino (diretto Da Virginia Villa) propone ben tre mostre: "Liutai italiani del 21° Secolo", "Maestri - Omaggio alla carriera" e "Cremona 1937 - Nascita del Museo di Liuteria moderna". Ha inolte appena festeggiato il suo primo anno di vita con un concerto straordinario (in tutti i sensi) di Pavel Vernikov col suo Trio Caikovskji. Alla partenza invece il Festival Stradivari (diretto da Francesca Colombo) che il 27 settembre ha ospitato Viktoria Mullova col suo scatenato ensemble, Matthew Barley violoncello, percussioni Paul Clavis con bragoni multicolori, Joao Luis Nogueira chitarra. In apertura di programma tre degli otto movimenti della Partita per violino n. 1 di Bach, affidati naturalmente alla solista russa che ne ha dato una lettura di estrema lucidità, contenuta e aspra. Di grande effetto. E, bando alle differenze di genere musicale, nel secondo tempo un pot pourri di motivi brasiliani (da Jobim a Veloso, a Buarte, ecc.), che ha sùbito guadagnato l'entusiasmo del pubblico. Non si è trattato solo di un'esecuzione, i confini fra partitura d'autore e improvvisazione sono spariti per dare spazio a una fantasiosa jam session che ha dato modo a ogni solista di fare sfoggio di abilità funamboliche. A tutto vantaggio della gioia dell'esecuzione e del divertimento dell'ascolto. In programma anche una composizione per violino solo, firmata da Misha Mullov-Abbado (figlio di Viktoria e Claudio): pur in sintonia con gli altri brani è parsa quasi un distillato di musica brasiliana astratta, con melodie fratte e fulminei cambi di ritmo.
Nella matinée di domenica il Quartetto di Cremona ha poi dato prova di grande coraggio accostando un ostico autore contemporaneo come Lachenmann a Beethoven. Cristiano Gualco (primo violino) si è preso l'incarico di spiegare di quale stoffa acustica sia "Grido" di Lachenmann dando qualche saggio delle sonorità sconcertanti delle quali può essere capace uno strumento ad arco. Sicché al momento dell'ascolto il pubblico ha seguito con attenzione il non facile brano materico, dove si alternano delicate sospensioni quasi ipnotiche e drammatiche turbolenze da carneficina sonora. I lunghi applausi al termine sono stati la conferma di come la contemporanea è accettata senza difficoltà quando è introdotta con criterio. Di seguito un'ottima esecuzione del Quartetto n. 14 ap. 131 di Beethoven, che ha ribadito come il Quartetto di Cremona sia tra i migliori sulla piazza internazionale, degno erede del Quartetto Italiano. Un vero privilegio vedere i quattro suonare in assoluta complicità e ascoltarli in uno spazio con un'acustica straordinaria come l'Auditorium Arvedi.
Nella matinée di domenica il Quartetto di Cremona ha poi dato prova di grande coraggio accostando un ostico autore contemporaneo come Lachenmann a Beethoven. Cristiano Gualco (primo violino) si è preso l'incarico di spiegare di quale stoffa acustica sia "Grido" di Lachenmann dando qualche saggio delle sonorità sconcertanti delle quali può essere capace uno strumento ad arco. Sicché al momento dell'ascolto il pubblico ha seguito con attenzione il non facile brano materico, dove si alternano delicate sospensioni quasi ipnotiche e drammatiche turbolenze da carneficina sonora. I lunghi applausi al termine sono stati la conferma di come la contemporanea è accettata senza difficoltà quando è introdotta con criterio. Di seguito un'ottima esecuzione del Quartetto n. 14 ap. 131 di Beethoven, che ha ribadito come il Quartetto di Cremona sia tra i migliori sulla piazza internazionale, degno erede del Quartetto Italiano. Un vero privilegio vedere i quattro suonare in assoluta complicità e ascoltarli in uno spazio con un'acustica straordinaria come l'Auditorium Arvedi.
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