Violetta in pantaloni
Sul palcoscenico di Modena torna La Traviata dopo dieci anni d'assenza
Traviata è un'opera attraverso la quale Verdi scelse il presente come soggetto, con lo scopo di liberare il diritto (legittimo) ai sentimenti privati, contro l'ipocrisia della società del tempo e contro l’attenta censura post ’48 che tentò di epurare la storia. Più che corretta, quindi, la strada intravista dalla regista Rosetta Cucchi, orientata verso un allestimento contemporaneo (bello l’impatto con il richiamo ai cieli e agli alberi surrealisti di Magritte del secondo atto) pensato per scuotere l’odierna società, nella consapevolezza di dover fare i conti con i limiti datati del libretto. Tuttavia, avrebbe potuto osare di più e mostrare in modo più provocatorio gli odierni eccessi parigini (e non) di un night d’alto borgo (le terrazze, il divano bianco a forma di camelia, gli specchi, il tavolo da gioco risultano come già noti), di un’entreneuse libertina e raffinata, di una vita elegante e dispendiosa in contrasto con la purezza e la sincerità di un sentimento provato e testimoniato nonostante tutto. Non ben sintonizzata la recitazione con la scenografia: (a meno che non fosse voluto il risultato di straniamento) i gesti e le movenze dei cantanti sono apparsi nell’insieme enfatici, quasi una proiezione di prostrazione e rassegnazione che riportavano tutto sul piano di una rappresentazione in costume. Buona la qualità della voce in crescita di Monica Tarone, che si è rivelata a partire da "Sempre libera": una bella Violetta (vestita di bianco, in morbidi pantaloni, ampie scollature, scalza e coi capelli sciolti) ‘traviata’ non tanto dal tipo di vita condotto, quanto dai pregiudizi che le impongono la rinuncia all’amore (una rinuncia, oggi più che mai, contro-natura e ben commentata dall’albero della vita calato in scena dall’alto, capovolto, verde e caduco nel secondo atto, completamente secco nel terzo). Applauditissimo Simone Piazzola, nell’ingrato ruolo del baritono, registro amato da Verdi. Non omogenea l’esecuzione dell’orchestra, diretta in modo eccessivamente lento, e del coro. Positiva la numerosa presenza tra il pubblico di giovani, considerando il lavoro di promozione avviato dalla Fondazione con la pubblicazione di un nuovo fumetto in occasione proprio di questa produzione.
Note: Nuovo allestimento. Produzione Fondazione Teatro Comunale di Modena in coproduzione con Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale e Auditorium di Bolzano. Foto Rolando Guerzoni
Interpreti: Violetta Valéry, Monica Tarone Flora Bervoix, Milena Josipovic Annina, Paola Santucci Alfredo Germont, Alejandro Roy Giorgio Germont, Simone Piazzola Gastone, visconte di Letoriéres, Stefano Consolini Il barone Douphol, Daniel Stefanov Il marchese d’Obigny, Valdis Jansons Il dottor Grenvil, Daniele Cusari Giuseppe, Marco Gaspari Domestico di Flora /Commissario, Stefano Cescatti
Regia: Rosetta Cucchi
Scene: Tiziano Santi
Costumi: Claudia Pernigotti
Corpo di Ballo: Compagnia Artemis Danza (ballerini Sara Muccioli e Vittorio Coltella)
Coreografo: Monica Casadei
Orchestra: Regionale dell'Emilia Romagna
Direttore: Pietro Rizzo
Coro: Coro Lirico Amadeus – Fondazione Teatro Comunale di Modena
Maestro Coro: Stefano Colò
Luci: Andrea Ricci
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