Gli allestimenti delle opere di Monteverdi all'interno delle stagioni operistiche italiane non sono certo molto frequenti come dovrebbero. Ecco allora che quando ci sono, si trasformano forzatamente in avvenimenti da non perdere. L'incoronazione di Poppea, andata in scena ieri sera al Teatro Valli in un allestimento del Teatro Comunale di Bologna in coproduzione con I Teatri di Reggio Emilia, che poi sarà a Bologna a partire dal 15 febbraio, non ha deluso le aspettative. Soprattutto perché è stata vinta finalmente una scommessa decisiva: quella di allestire un capolavoro di questa complessità con un cast quasi completamente 'made in Italy'. Il 'quasi' si riferisce al fatto l'unica cantante non italiana sia stata la (bravissima) spagnola Angeles Blanca Gulin nel ruolo della protagonista. L'allestimento non è nuovo: è quello, molto elegante e raffinato, realizzato nell'edizione bolognese del 1993: la regia è di Graham Vick, ripresa qui da Franco Ripa di Meana e Jacopo Spirei, che hanno vivacizzato con gusto alcune scene, come gli interventi di Amore, Mercurio e la grande apoteosi finale, facendo entrare Poppea dalla platea prima di essere incoronata. Le scene e i costumi sono di Paul Brown e le luci di Daniele Naldi. Il palcoscenico è inquadrato da una serie di lunghi pannelli verticali che disegnano scenari rinascimentali, sul modello delle tarsie quattrocentesche del Palazzo Ducale di Urbino, e da un grande cilindro verticale rotante, che talvolta si apre diagonalmente e sul quale si aprono scale, porte e finestre. I costumi, che evocano vagamente il primo Novecento contribuiscono ad immergere lo svolgimento del dramma in un clima da 'Caduta degli dei'. Punto di forza dell'allestimento è la grande omogeneità e la tenuta complessiva da parte di tutto il cast nel restituire l'universo poetico-musicale monteverdiano. Mai un momento di cedimento, in uno spettacolo di quattro ore. Questo grazie ad un accurato lavoro, che dev'essere stato lungo e meticoloso, sulla recitazione del testo poetico, da parte del direttore Rinaldo Alessandrini, che per l'occasione ha realizzato una propria revisione originale della partitura. Gli snodi drammaturgici del testo sono stati restituiti nella loro ricchezza e pregnanza espressiva: l'amore sfortunato tra Ottone e Poppea, l'abbandono tra Ottavia e Nerone, la morte di Seneca, il tentato (e fallito) omicidio di Poppea da parte di Ottone mascherato, fino alla trionfale incoronazione della protagonista. Alessandrini, a capo di una duttilissima schiera di strumentisti del Comunale di Bologna (due violini, una viola, un violoncello, un contrabbasso e due trombe) e ai continuisti (due tiorbe, un'arpa, un violoncello e due cembali), è sempre riuscito a imprimere la necessaria fluidità di fraseggi. Ha avuto a disposizione, come già detto, un cast di ottimo livello. La Gulin ha tratteggiato una Poppea scenicamente avvincente e vocalmente convincente. Debora Beronesi (Nerone) ha offerto una prova impeccabile, anche se forse non avrebbero guastato accenti di maggiore spessore drammatico nel restituire il suo personaggio. Eccellente Sonia Prina (Ottone) quanto a mezzi vocali ed adesione espressiva; raffinata e inappuntabile Monica Bacelli (Ottavia); di grande spessore drammatico e sempre puntale la prova di Giorgio Surjan. Bravissimi anche tutti i personaggi secondari. Successo molto caloroso e teatro affollato.
Interpreti: Beronesi, Prina, Surjan, Bacelli, Gulin, Nocentini, Cosotti, Balconi, Cigna, Biccirè, Bertagnolli, Dordolo, Petroni, Foresti, Leoni
Regia: Graham Vick, ripresa da Franco Ripa di Meana e Jacopo Spirei
Scene: Paul Brown
Costumi: Paul Brown
Orchestra: Complesso strumentale del Teatro Comunale di Bologna
Direttore: Rinaldo Alessandrini