Una missione per due
Osimo: il progetto Opera fai da te

Un’opera che nasce dalla fantasia dei ragazzi; che rompe le distanze tra artisti e pubblico -perché il pubblico è esso stesso parte dello spettacolo- ; che mette insieme professionisti, ragazzi, genitori, persone diversamente abili; e in ultimo, ma non per importanza, che celebra l’amicizia come valore che illumina anche il buio più profondo. Tutto questo è il progetto “Opera fai da te” e da tutto questo è nata l’opera in un atto Una missione per due, andata in scena al teatro La Nuova Fenice di Osimo il 24 e 25 maggio.
Il soggetto, scelto tra cinque racconti, da cui Vincenzo De Vivo ha tratto il libretto, nasce da una classe di prima media impegnata in un laboratorio di scrittura creativa; la musica, eseguita da alcuni professionisti dell’Orchestra Sinfonica “G.Rossini” e da diversi ragazzi di una scuola media ad indirizzo musicale è di Lorenzo Sidoti, ed è anch’essa modellata sulle competenze dei ragazzi; i costumi e le scene, fantasiosi e suggestivi, nascono da stimoli pittorici e grafici sempre nati a scuola. Moltissime – quasi seicento- le persone coinvolte in ogni fase del processo creativo dell’opera, firmata da Accademia d’Arte Lirica di Osimo (ente capofila), Istituto Comprensivo “Caio Giulio Cesare” di Osimo-Offagna, e Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – Ente Filantropico, insieme per un progetto di teatro musicale costruito su inclusione, condivisione, trasmissione dei saperi e dialogo intergenerazionale.
Nella compagnia di canto, giovani artisti di provenienza internazionale che nell’Accademia di Osimo si stanno perfezionando nell’arte lirica. Protagonista dell'opera è la principessa Shayara, interpretata da Laura Khamzatova che, colpita da un sortilegio che le fa perdere la vista, vive un viaggio, tra sogno e realtà, pieno di prove e scoperte con l’aiuto della piratessa Diana, Anastasiia Remeskova. Gli ingredienti della fiaba ci sono tutti: un oggetto magico-un cucchiaio- che aiuta le due fanciulle nei momenti difficili, e tanti personaggi che si frappongono all’immancabile lieto fine: un fantasma (Anna Maisuradze), una moltitudine di ragni, due gobbi maligni (Agshin Khudaverdiyev e Wooseok Choi) che riecheggiano il “la ra la ra” di Rigoletto, un uomo incappucciato (Aleksandr Utkin) che vuole rapirle, uno scienziato pazzo (Rza Khosrovzade) che vorrebbe cavare i bellissimi occhi lucenti e ciechi di Shayara ma che viene fermato dall’atto di amore di Diana, che pur di salvare l’amica offre i propri occhi. Ma tutto è un sogno e la principessa si risveglia nel proprio letto a baldacchino accanto alla sua tata (Vardui Pozoyan) Una storia che vuole essere la metafora di un cammino di conoscenza, di ascolto, fiducia ed empatia, come dice il regista Matteo Mazzoni: perché la vista non sta negli occhi ma nel riconoscere l’altro, ascoltarlo e camminare insieme.
La musica di Sidoti è sempre molto aderente a ciò che accade in scena: i ritmi vorticosi e i timbri scuri utilizzati per rendere le molteplici scene di paura e di terrore si alternano alle sonorità spettrali per le scene con il fantasma; fanno capolino ritmi e sonorità jazz e blues per rappresentare personaggi perfidi ma anche ridicoli e leitmotive per sottolineare aspetti della drammaturgia; il canto, prevalentemente declamato, assume in diversi casi un profilo di maggiore cantabilità venendo a delineare vere e proprie arie; presenti anche dei pezzi di insieme. Particolarissimo, come si diceva sopra, il ruolo del pubblico, perché metà platea è occupata dal coro di ragazzi, genitori, insegnanti, personale ausiliario della scuola, guidati da Aldo Cicconofri, anch’egli in platea, in perfetta sincronia con Emanuele Bizzarri alla direzione dell’ensemble strumentale situato nella parte posteriore del palcoscenico, semicoperto da un sipario a fili. Il coro, che ha funzione di commento dell’azione, ha anche ruolo attoriale e partecipa alla scenografia, molto suggestiva e tutta giocata sulle luci e proiezioni di Luca Attilii e Lorenzo Caproli che invadono il teatro, fuoriuscendo dal palcoscenico e creando ambientazioni tridimensionali diverse. Aspetto straordinario dello spettacolo è stata poi la partecipazione dei ragazzi con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale della Lega del Filo d’oro, che hanno preso parte a laboratori di musicoterapia in cui la musica – attraverso vibrazioni, ritmo e suono – è divenuta linguaggio emotivo ed espressione personale e che in platea hanno dato il proprio contributo musicale suonando strumenti a percussione.
L’intero processo creativo di “Opera fai da te” è raccontato in una mostra documentaria con materiali originali, testi, bozzetti scenografici, disegni, allestita al Teatro La Nuova Fenice di Osimo nei giorni della rappresentazione; la mostra sarà successivamente ospitata nelle principali città marchigiane sedi dei prossimi festival e stagioni lirico-sinfoniche.
Alla fine dello spettacolo applausi calorosi per tutti.
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