Con la seconda produzione viennese dell’Ensemble für Stadtbewohner soffia in città un’aria di rinnovamento e, nell’estrema concisione del concetto registico, arriva un modo nuovo di vedere il teatro musicale contemporaneo, spolverato da quella patina di intellettualismo e musealità che spesso si rivelano d’ostacolo. Un allestimento di caratura internazionale.
Il pubblico entra in sala in medias res. Il direttore dorme, l'organico (violini, percussioni, ottoni, clarinetto basso, chitarra, e violoncello) gioca con armonici e suoni eterei.
Attacca il prologo, un arrangiamento di Monteverdi, dopo che il direttore si è svegliato. I suoni divengono sempre più aspri, ma il tessuto rimane trasparente. In pochi istanti sono successe così tante cose: inizia un'ora di teatro musicale nel segno della varietà e della diversificazione: tre atti distinti, quasi autonomi microcosmi sul tema della violenza quotidiana. Nel primo atto gli interpreti costruiscono un letto di un celebre mobilificio svedese. Un prestesto per un exploit di violenze familiari nelle quale legni e scatole divengono fonti di rumore e percussione integrati nella partitura. E qui si vede chiaramente che il regista è anche compositore. Nel suo intento di riduzione - togliere il più possibile - i movimenti scenici e musicali si armonizzano, mai regna l'incompatibilità.
Il contrasto con il prologo è netto. Un magistrale violoncello ispeziona ora i limiti dello strumento, mentre l'ensemble illustra la violenza in scena. La partitura si lacera.
Più "classico" il secondo atto, con i due cantanti al centro nel mostrare alcuni standard del sistema educativo. Precisi nell'intonazione e nella giusta relazione con la loro parte sono i più acclamati alla fine dell'opera.
E alla fine rimane ancora il tempo per sviluppare le due situazioni. Segue un lungo monologo accompagnato dell'idiota, contro tutto e tutti. Percepiamo solo stralci di parole, ma il messaggio è ben chiaro: la violenza è ovunque e spesso finiamo per compiacercene.
Un innesto ben riuscito di musica, canto e drammatizzazione che farebbe un'ottima figura in qualsiasi festival internazionale.
Note: Una produzione dell'Ensemble für Städtebewohner, in cooperazione con il Klangforum Wien e l'Ensemble NOVA
Interpreti: Gudrun Pelker, Benedikt Leitner, Wolfram Wittekind, Christian Wittmann
Regia: Christoph Coburger
Scene: Sabine Mader. Luci: Frank Kaster
Costumi: Martin Kraemer
Orchestra: Klangforum Wien e Ensemble NOVA.
Direttore: Sebastian Gottschick
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