Un Simposio al Bozar di Bruxelles
Vino e Musica con il Klangforum Wien
Un simposio di musica contemporanea e vino come quelli che si svolgevano nell'antica Grecia, dalle cinque e mezza del pomeriggio sino a quasi mezzanotte, undici brani musicali del Novecento e quattordici vini austriaci proposti due alla volta in sette pause e in abbinamento a sei portate, la prima pausa essendo dedicata solo alla degustazione della prima coppia di vini come aperitivo. E' andato in scena al BOZAR, il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, bellissimo edificio Art Déco costruito dal celebre architetto Victor Horta tra 1922 e il 1929, che sotto la direzione di Paul Dujardin si conferma aperto a tutte le esperienze nel segno dell'arte. E per l'occasione nessun problema a togliere tutte le poltroncine dalla Sala Horta, la più grande del Palazzo, per sostiturle con fouton e cuscini con l'obiettivo di ricreare la giusta atmosfera di rilassatezza con i partecipanti distesi per terra godere di musica e vino come si faceva nei banchetti greci e romani. Ed in effetti la fruizione della musica, per chi frequenta abitualmente l'Horta Hall per i concerti, si è rivelata presto molto più intima e profonda. Complice senza dubbio anche il buon vino, messo a disposizione nel quadro della Presidenza austriaca, in corso sino a fine anno, del Consiglio dell'Unione europea.
A suonare il Klangforum Wien, un gruppo composto da 24 musicisti provenienti da dieci paesi diversi che vogliono fare rivivere un approccio alla musica, e più in generale all'arte, che ritengono ormai quasi perduto, cercando di conquistare per la musica contemporanea uno spazio nel cuore delle comunità per la quale quella musica è stata composta. Dalla sua nascita nel 1985, il Klangforum Wien ha già presentato circa cinquecento prime assolute di pezzi firmati da compositori contemporanei.
Per il Symposion dello scorso 22 settembre al Bozar di Bruxelles, con la direzione del maestro Bas Wiegers, il gruppo ha presentato un programma che è partito non da un contemporaneo ma da una composizione di Gustaf Mahler che non avrebbe potuto essere più appropriata, Das Trinklied vom Jammer der Erde, estratto del ciclo Das Lied von der Erde, un’ode al vino che si apre con suoni squillanti, sono le coppe che si riempiono e la festa comincia. Ma il canto, interpretato con eleganza dal tenore Michael Pflumm, vira presto al malinconico, i suoni da brillanti diventano dolci e infine sembrano condurre ad atmosfere decadenti. Da qui in poi si cambia completamente genere e si entra in pieno nel Contemporaneo con i musicisti del Klangforum Wien che danno prova di notevole ecclettismo: dopo una prima pausa in onore di Dionisio, si riparte con “Le réseau des reprises” (2014) del compositore svizzero Dieter Ammann che, dopo un unizio come musicista jazz, ha cominciato ada esplorare la nozione di di ripetizione e ripresa, regalando un affascinate pezzo ricco di sincopi e dissonanze. Significativa presenza anche di compositzioni italiane, a cominciare dal successivo, destrutturato, “Il colore dell’ombra” (2010) di Clara Innotta, e più tardi sarà proposto “Let me die before I wake” (1947) , una polifonia che si liquefà, di Salvatore Sciarrino per solo clarinetto. Sopratutto tanti giovani musicisti austriaci all’onore, tra i tanti è doverosa la citazione della prima mondiale di “der pythagoräische fächer” (2018) del compositore austriaco Klaus Lang, il pezzo più lungo della maratona musicale, con l’organo protagonista, suonato dallo stesso Lang, che si esprime con effetti spaziali futurustici intrecciati a suoni ancestrali quali i gong. E cosi via sino a notte fonda, mangiando, bevendo e ascoltando buona musica.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
La sua Missa “Vestiva i colli” in prima esecuzione moderna al Roma Festival Barocco
A Ravenna l’originale binomio Monteverdi-Purcell di Dantone e Pizzi incontra l’eclettico Seicento di Orliński e Il Pomo d’Oro