Corea presenta in prima mondiale il suo secondo Concerto per pianoforte e orchestra, una commissione dell'Anno mozartiano viennese che esegue nella suggestiva cornice dell'Opera di Vienna. Strutturata in sei movimenti intitolati ai rispettivi continenti della terra, la composizione si rivela come un monotono ripetersi di suggestioni tratte dagli stili compositivi del passato insaporite dal tipico stilema jazzistico del pianista americano.
Corea in tuta da ginnastica e una compagine cameristica di circa 30 elementi, fiati e archi, sono pronti sul palco dell'Opera di Vienna per presentare in prima mondiale il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra del jazzista americano, una composizione che reca il sottotitolo The Continents e che è strutturata in sei movimenti intitolati ai continenti. Poiché questa composizione è stata commissionata per l'Anno mozartiano si è costretti a assistere al seguente spettacolo: il primo dei movimenti serve da ouverture per passare senza interruzione al Concerto KV 491 di Mozart, eseguito a mo' di saggio di fine anno da un ensemble che brilla per entusiasmo e mediocrità. Corea propone un fraseggio che vuole essere originale a tutti i costi ma che risulta isterico e grottesco e le sue cadenze jazz oltre a non centrare nulla faticano a reintegrarsi nel discorso mozartiano. Se a ciò aggiungiamo i break parlati del leader dopo i singoli movimenti atti a illuminarci sullo "spirit of Mozart", possiamo affermare senza remore di aver ascoltato migliori esecuzioni. Dopo l'intervallo segue il resto della composizione di Corea, che in definitiva non fa altro che mischiare al suo tipico ductus jazzistico idee scopiazzate dal primo Novecento. Il problema è che nei movimenti manca organicità e che tutti girano attorno allo stesso concetto: temi orchestrati in maniera monotona e dilettantesca, improvvisazioni del quartetto jazz e ritorno del tema. La lezione in tutto ciò è che forse andrebbe ripensata l'idea del crossover a tutti i costi. Inoltre andrebbe rivista la politica delle commissioni pubbliche, che invece di sovvenzionare giovani talenti, punta su star care al grande pubblico che spesso e volentieri non fanno altro che riscaldare minestre già troppe volte assaggiate.
Note: Commissione dell'Anno mozartiano viennese 2006, Prima esecuzione assoluta.
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