Un pasticcio glagolitico
Lo strano esercizio fantamusicologico di Dialogus produce un monodramma dall'estetica ambigua
Recensione
classica
Il poeta Marko Marulic, nato a Split nel 1450, è una delle figure più importanti nella letteratura croata, ed il suo poema epico Judita, scritto nel 1501 e pubblicato a Venezia nel 1521, ha grande rilevanza nella storia culturale della repubblica slava, anche perché la vicenda biblica rappresenta metaforicamente il popolo croato nella lotta contro l'invasore ottomano. I motivi per cui Katarina Livljanic abbia deciso di costruire un testo basato sul poema rinascimentale di Marulic e quindi associarlo a melodie medievali, per lo più tratte dalla liturgia glagolitica, non sono del tutto chiari, e difficilmente giustificabili da un punto di vista musicologico. Il lavoro veniva presentato come una nuova composizione, e questo pone ulteriori problemi dal punto di vista estetico, anche perché parte di una serie intitolata 'Exploration in time', dedicata all'esecuzione con strumenti originali. In un certo senso sembra un esercizio di fantamusicologia, un 'pasticcio' tratto da fonti diverse nel tempo e nello spazio (Dalmazia e Italia meridionale). Il titolo per il pubblico inglese è strato tradotto come l'Agonia di Giuditta, e questo sembra fornire un'immagine erronea, in quanto sicuramente il riferimento nel titolo originale è all'agon tragico di tradizione classica: nonostante si tratti di un testo sostanzialmente epico, presentato in un contesto semi-drammatico un riferimento ai drammi didattici medievali potrebbe porre il lavoro in un contesto più realistico, ma l'ostacolo posto dall'uso del croato arcaico ne indebolisce comunque il potere di comunicazione. Livljanic era accompagnata da Albrecht Maurer, che alternava lirica (una sorta di lira) e viella medievale, fornendo un sottofondo strumentale necessariamente limitato dal punto di vista timbrico e ritmico.
Interpreti: Katarina Livljanic voce Albrecht Maurer lirica/violino
Orchestra: Ensemble Dialogos
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