Un Flaminio sperimentale

Il Flaminio di Pergolesi su libretto di Federico, commedia per musica dall'impianto sperimentale per i suoi tempi (1735) ma presago di quelli futuri, è andata in scena con buon successo nella nuova edizione critica curata dalla Fondazione Pergolesi Spontini: di ottimo livello la realizzazione, con qualche neo nei recitativi e in alcune soluzioni registiche.

Recensione
classica
Festival Pergolesi Spontini Jesi
G.B. Pergolesi
10 Settembre 2004
Commedia per musica, non più "commedeja", questo Flaminio di Federico/Pergolesi (1735, ultima opera dello Jesino ad andare in scena durante la sua vita) si incammina già a grandi passi verso l'equilibrato melange di comico, sentimentale e in generale "affettuoso" che si riconosce al genere decenni più tardi. Costruito musicalmente sul modello dell'opera seria, con qualche sperimentazione e recupero "buffo" in più, ma con una soggiacente unitarietà di costruzione, il lavoro segue una fabula di coppie in disgregazione-composizione, secondo un grado di affinità psicologica e sociale non sempre adempiuto: perciò, rimane spaiato nel gioco Polidoro, l'unico personaggio che - comportandovisi sia da borghese sia da plebeo - non s'inserisce negli schemi. La musica di Pergolesi segue i suoi, ma con le elevate duttilità, varietà e inventiva che gli son proprie: la anima, con l'usuale incisività, l'Accademia Bizantina diretta da Dantone - anche cembalo nei recitativi secchi, pienamente recuperati nella nuova edizione critica. Proprio qui sta l'unica manchevolezza della realizzazione musicale, per il resto solidamente sorretta da un cast di tutto rispetto, ottimamente preparato e capace di porgere con gusto ciascuna aria: la parola si perde a lunghi tratti, mangiata anche dalla non ottimale acustica del San Floriano (che chiesa era e, acusticamente, rimane) e da soluzioni registiche che, brillanti in alcune circostanze, non ne risolvono compiutamente l'impianto spaziale; Michal Znaniecki pensa elementi strutturali-decorativi "informel", costumi assai astratti - pochi, calibrati segni distintivi dello status dei personaggi - e uno spazio dinamico (luci e azione, a volte un po' secca, non sempre ben ingranati), ma dopo tutto frontale, che non aiuta gli interpreti vocali nell'articolazione. Successo comunque vivissimo, assai apprezzati alcuni numeri di straordinaria bellezza e molto ben eseguiti (es. il duetto Giustina-Flaminio nel II atto).

Note: ACCADEMIA BIZANTINA in collaborazione con il Festival International d'Opera boroque di Beaune - nuovo allestimento

Regia: Michal Znaniecki

Scene: Michal Znaniecki

Direttore: Ottavio Dantone

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista