Transart è futurista
Ricostruita l'orchestra di intonarumori
Recensione
classica
Ululatore, stroppicciatore, gorgogliatore... sono solo alcuni dei nomi improbabili che un pittore futurista diede, nel 1913, a delle scatole di cartone (rivestimento provvisorio in attesa del legno) che inventò e costruì con le proprie mani. Scatole che nascondevano al loro interno un semplice meccanismo, fatto di corde, ruote di legno o metallo, ponticelli e membrane di pelle, e che avevano il compito di riprodurre e intonare i rumori della natura, intesa sia quella di acqua e vento, sia quella creata dall’uomo, fatta cioè di motori rombanti e locomotive. Oggi può far sorridere pensare che il movimento futurista italiano non solo avesse teorizzato un’arte dei rumori, ma che si fosse addirittura prodotto nella costruzione di un’intera orchestra di intonarumori. Ma se pensiamo all’importanza che queste scatole, e l’idea che le aveva ispirate, ebbero per Varése e Schaeffer, per la musica concreta e per quella elettronica che seguirono, allora possiamo comprendere l’importanza e la portata del progetto di TRANSART. Il festival di arte contemporanea che da dieci anni porta a Bolzano novità europee e non solo, presenta in questi giorni nella suggestiva cornice di una fabbrica dimessa e sapientemente recuperata (ex-Alumix) l’intera orchestra degli intonarumori di Luigi Russolo. Gli strumenti sono stati ricostruiti circa un anno fa per il PERFORMA Festival di New York da Luciano Chessa, musicista compositore e musicologo italiano, docente presso il Conservatorio di San Francisco. La ricostruzione della prima orchestra di 16 intonarumori è parte integrante di un lungo ed approfondito studio di ricerca di Chessa su Russolo, che verrà presto pubblicato per la University of California Press. La sfida di TRANSART è quella di presentare in prima europea un concerto dell’orchestra futurista nata nel 1913 e di cui si perse memoria nonché gli originali – sia gli strumenti sia gli spartiti di Russolo furono totalmente distrutti durante la seconda guerra mondiale. Sbarca quindi in Italia il progetto di Luciano Chessa e del PERFORMA Festival, con gli storici intonarumori ricostruiti, le moderne composizioni commissionate per farne rivivere la voce e 16 allievi del Conservatorio di Trento, reclutati per realizzare in sette giorni un’esecuzione pubblica al MART di Rovereto (Trento). Vi prendiamo parte anche noi, comincia l’avventura…
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Il festival di Nuova Consonanza riscopre SyroSadunSettimino, eseguito una sola volta cinquant’anni fa