Tra Camilleri e Caravaggio
Il Festival Pergolesi Spontini
Appuntamento di richiamo del festival è stata poi la prima esecuzione assoluta dell’opera in un atto Il colore del sole, musica di Lucio Gregoretti su libretto liberamente tratto da un romanzo di Andrea Camilleri. Il plot è giustificato dalla proiezione prima dell’inizio di una video intervista di Ugo Gregoretti a Camilleri, dove lo scrittore crea la finzione letteraria che dà corpo all’opera: il ritrovamento di un diario sconosciuto di Caravaggio, dove con un rude linguaggio seicentesco l’artista di proprio pugno lascia memoria delle vicende dell’estate del 1607. In fuga tra la Sicilia e Malta, inseguito dai sicari dei Cavalieri di Malta, a cui apparteneva, e dalle guardie papali per un delitto commesso anni prima e a causa del quale è stato condannato a morte, Caravaggio è anche perseguitato da mille ossessioni e affetto da una sorta di fotofobia che gli fa vedere il sole nero, e che gli è stata provocata dalla pozione di una prostituta sua amica. La fantasia di Camilleri spiega in questo modo la particolare luce, e la eccezionale presenza dell’ombra nei dipinti dell’artista. La pièce di Gregoretti ha la forma del melologo, con il bravissimo Massimo Odierna che recita nelle vesti del protagonista dando voce al (falso) diario; gli altri personaggi non appaiono in scena ma soltanto nel video, proiettato sulla grandezza del palcoscenico, che segue la narrazione con immagini rallentate del pittore e degli altri personaggi- prostitute, modelle, giovani amanti. Il regista e scenografo Cristian Taraborrelli ha voluto rappresentare, secondo le sue parole, “gli attraversamenti da una figura all’altra, i movimenti che hanno preceduto il gesto immortalato, il perpetuo divenire immobile” colto nelle tele caravaggesche, di cui si scrutano le ombre, gli sfondi scuri e tutto ciò che è celato dietro le figure. L’organico musicale è costituito da otto strumenti, tra i quali una tastiera elettronica, e da due cori di quattro cantanti ciascuno. Come il testo di Camilleri è un “rifacimento” letterario in stile seicentesco, così il coro che accompagna la narrazione canta in perfetto stile madrigalistico, (ecco un altro falso) in alcuni momenti, mentre in altri viene usato in modo onomatopeico, come un’ estensione degli strumenti, o nello stile dello sprechgesang. Le voci sono utilizzate sia come soliste, per dar voce a personaggi reali o simbolici che altro non sono che voci interiori di Caravaggio, oppure come coro, che comunque dà voce all’interiorità del protagonista, alle sue emozioni, alle sue ossessioni e fobie, sposandosi perfettamente con la drammaturgia non propriamente narrativa dell’opera.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
La sua Missa “Vestiva i colli” in prima esecuzione moderna al Roma Festival Barocco
Per la prima volta quest’opera di Händel è stata eseguita a Roma, in forma di concerto