Sogno di una notte d’inverno
Weber, Britten e Schubert per la Camerata di Prato

Recensione
classica
La coltre di neve e il gelo non hanno fermato ieri, a Prato, il bel concerto della Camerata Strumentale “Città di Prato” affidato al direttore principale Alessandro Pinzauti e con la partecipazione di Monica Bacelli. Un programma raro e squisito che radunava, sotto le insegne romantiche del fantastico e del “popolare” variamente ricreato, musiche diverse ma affini per temi e atmosfere: l’ouverture dell’Euryante di Carl Maria von Weber, una scelta dai Folksongs del giovane Benjamin Britten, le musiche di scena schubertiane per la Rosamunde di Helmina von Chézy - autrice anche del libretto dell’opera weberiana –di cui solo alcune sono meglio note per le loro versioni pianistiche e cameristiche: l’ouverture (non quella nota con quel titolo e scritta invece per l’Arpa Magica, ma quella già composta per Alfonso und Estrella), intermezzi, “balletti” e cori qui eseguiti dal coro Harmonia Cantata ottimamente preparato da Raffaele Puccianti. In questo cammino aperto dalla cavalleresca ouverture weberiana, i pezzi di Britten, illuminati dal come sempre fine e suadente tratto interpretativo di Monica Bacelli, così capace di animare il testo che canta, splendevano di una luce davvero particolare, di ricreazione personalissima del Folksong, tra preziosismo strumentale arguto e delicato e rimeditazione sull’antico-popolare come fonte inesauribile di musica (pensiamo in particolare alla splendida e malinconica O Waly, Waly), quasi un archetipo di successive vicende creative di Britten e altrui, come i Folksons di Berio. Una gemma il fuori programma dell’orchestrazione britteniana della celeberrima Trota, molto bella e ispirata l’esecuzione diretta con slancio e finezza da Alessandro Pinzauti assecondato validamente dalla giovane e valente orchestra pratese e dal coro.
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