In un clima teatrale dominato da post-modernismo, concettualismo e deconstruttivismo, la nuova produzione di Don Giovanni di Francesca Zambello si distingue certamente per semplicità e nitidezza narrativa. Senza l'imposizione di strutture ideologiche o interpolazioni concettuali, la regista americana si è accontentata di lasciare parlare il libretto di Da Ponte, servendo piuttosto il dramma attraverso un uso brillante dell'immagine scenica, ed offrendo uno spettacolo visivamente memorabile. In particolare l'ultima scena, dove la piscina in cui Don Giovanni ha fatto allestire la cena si trasforma in una vasca infernale, con vapori e fiammate altissime che alla fine inghiottono il protagonista, ha avuto un impatto tale da suscitare lunghi applausi a scena aperta da parte di un pubblico entusiasta. Per il resto la scenografia di Maria Bjornson è semplice quanto efficace: un blocco semicircolare in mezzo al palcoscenico, dominato dalla statua di una Madonna, rappresenta una via di Siviglia, e muovendosi ed aprendosi delinea altri spazi, definiti dalle luci di Paul Pyant, che con un uso quasi cinematografico del controluce hanno contribuito a dare allo spettacolo una nota da thriller, reminiscente a tratti di un film noir. Questa semplicità narrativa ha lasciato spazio alla definizione psicologica dei personaggi, che non dovendo rispondere ad un ruolo predefinito hanno acquistato in ricchezza e profondità. Elvira appare nel primo atto con un fucile e stivale, una Calamity Jane in cerca di vendetta, e non ha nessuno dei tratti patetici o isterici che spesso la caratterizzano, ma appare piuttosto in controllo delle azioni di Anna ed Ottavio, almeno fino all'inganno di Leporello nel secondo atto: 'Mi tradì' diventa quindi un commento sulla confusione emotiva che ha destabilizzato il suo desiderio di vendetta, attraverso un meccanismo che neanche lei riesce a capire. Ancora più interessante è la lettura del carattere di Donna Anna, la cui ambiguità nella relazione con Don Giovanni è rinforzata in questa produzione dal fatto che alla fine del primo atto, durante il ballo, le viene data la possibilità di vendicarsi: ma pur minacciando Don Giovanni con una pistola, non riesce a premere il grilletto. Don Giovanni infine non ha nessuno dei tratti sardonici ed infernali a cui siamo stati talvolta abituati, ed appare quasi una vittima del proprio successo: Zambello sottolinea gli aspetti quasi adolescenziali del personaggio, il gusto della prevaricazione e dello scherzo crudele, l'orgolio per la propria collezione di figurine (le donne del catalogo), conquistate ad una ad una, e soprattutto un godimento infantile ed irresponsabile nei piaceri della carne. Bryn Terfel, eccezionale nei panni del protagonista, presta a Giovanni non solo una presenza scenica imponente ed atletica infusa allo stesso tempo di una elegante leggerezza, ma soprattutto la ricchezza e la padronanza tecnica di uno strumento vocale che non sembra avere limiti: il suo Don Giovanni seduce con i pianissimi, e con un uso del testo intelligente e pieno di sfumature. In questo è certamente aiutato dalla direzione di Colin Davis, che nel teatro di Mozart trova il suo elemento naturale, con una scelta di tempi ineccepibile (anche 'Fin che dal vino' non ha tracce di affanno ed è perfettamente comprensibile) ed una abilità nel bilanciare le meccaniche interne dell'accompagnamento orchestrale che lo rende quasi tridimensionale. Adrainne Pieczonka è una Donna Anna dal timbro forse sottile e non drammaticamente imponente, che dona però al personaggio una nuova fragilità emotiva. Melanie Diener è ben adatta ad una Elvira forte piuttosto che disperata, e Rainer Trost è un Ottavio efficace per quanto monocromatico. Alan Held nei panni di Leporello, Robert Lloyd in quelli del Commendatore, Ashely Holland come Masetto e Rebeca Evans come Zerlina completano un ottimo cast.
Interpreti: Terfel, Lloyd, Diener, Pieczonka, Trost, Held, Evan, Holland; secondo cast: Keenlyside, Silvestrelli, Goerke, Ainsley, Martinez, D'Arcangelo, Christie, Hayes
Regia: Francesca Zambello
Scene: Maria Bjornson
Costumi: Maria Bjornson
Orchestra: Orchestra della Royal Opera House
Direttore: Colin Davis / Charles Mackerras
Coro: Coro della Royal Opera House