Scala: Tre per la Filarmonica
Chung, Dindo e Khachatryan per Beethoven
Dieci anni separano la composizione del Triplo concerto e della Settima sinfonia di Beethoven. Se l'insolita "sinfonia concertante" è sempre stata considerata dalla critica un brano d'occasione, con un occhio di riguardo solo per il rondò finale pur tacciato di superficialità, il quarto movimento della Settima era stato accolto all'epoca come frutto di una mente malata o di un ubriaco. È quindi oggi più che lecito lasciar perdere per un attimo la storia della musica e quei giudizi sommari e apprezzare in entrambi i movimenti la gioiosità e la spensieratezza, per contrastare il cupo periodo che stiamo vivendo, data la preoccupazione dei contagi. A facilitare questo atteggiamento irrituale è stato Myung-Whun Chung sul podio della Filarmonica della Scala (domenica 11 mattina con replica al pomeriggio); nel Triplo concerto lui stesso al pianoforte, affiancato dal violinista Sergey Khachatryan e dal violoncellista Enrico Dindo, a cui la partitura riserva le maggiori difficoltà. Un trio da camera di prim'ordine che ha coinvolto l'organico in un'esecuzione di altissimo livello, per precisione, analisi ed eleganza e ha messo in luce la raffinata struttura compositiva. Salutata al termine da lunghi applausi che hanno richiamato molte volte i tre sul palco, per l'occasione finalmente risistemato con la abituale struttura per i concerti sinfonici.
Nella seconda parte Myung-Whun Chung ha offerto una Settima di grande trasparenza ed energia, curando al massimo grado i contrasti fra i momenti sospesi, le voci isolate dei fiati, i pieni d'orchestra con un equilibrio perfettamente riuscito. Anche quando ha trascinato l'orchestra in un terzo movimento dal ritmo forsennato, quasi a sfidare l'impossibile. La Filarmonica, che col direttore coreano ha sempre avuto una grande intesa, è stata perfettamente in grado di assecondarne la scelta rischiosa, conservando un'assoluta lucidità. A fine concerto calorosi battimani per tutti da parte del pubblico, ridotto a causa dal distanziamento, ma ben intenzionato a far sentire il proprio entusiamo.
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