"À la faveur de cette nuit obscure". Non c'è che dire la notte domina: il terzetto del secondo atto potrebbe essere la sigla della produzione di Jérôme Savary, che firma — manco a dirlo — una regia ricca di buffonerie e di situazioni boccaccesche portate su scena senza pudori alcuni. Concepito per il festival Glyndebourne, questo "Comte Ory" trionfa a Parigi nella sala dell'Opéra Comique, oggi diretta dall'irriverente regista. Il contrasto tra la raffinatezza della partitura e le scelte "osé" dellaproduzione creano un contrasto seducente.
L'unica riserva è per l'Ensemble orchestral de Paris: come nella "Dame blanche", non riesce ad adattarsi al volume dell'Opéra Comique e produce una massa sonora a tratti eccessiva, che disturba i cantanti. Purtroppo, il poco navigato direttore Fogliani non riesce ad imporre i "piani" che desidera, né parrebbe conoscere ancora l'arte di accompagnare i cantanti con flessibilità. La distribuzione vocale è invece ideale. La voce di Barrard possiede un timbro di una sensualità poco ordinaria; quella di Cavallier, che rimpiazza Sedov, riunisce sontuosità nel registro grave e agio nelle colorature. Se non è perfetto nei virtuosismi, Laho dimostra comunque una notevole pienezza negli acuti difficilissimi della parte di Ory e si rivela un attore comico di primo ordine. Al sommo della distribuzione, si trova la grande Annick Massis, che illumina il palcoscenico quando appare alla fine dell'atto I. Già Lucia al Metropolitan Opera, Amenaide a Marsiglia e Maria di Rohan a Ginevra, Massis ha dimostrato, ancora una volta, che è la migliore interprete della comtesse Adèle, ruolo nel quale trionfa da dieci anni. La prima delle sue qualità è l'eleganza e la distinzione della sua recitazione, che le conferiscono una credibilità perfetta nei diversi ruoli di nobildonne e eroine romantiche. A questa classe — tipicamente francese —, Massis aggiunge, nella sua lettura del personaggio della contessa, una sconcertante ambiguità: fino alla fine, i suoi ammiccamenti turbano lo spettatore che non capisce quali siano le vere intenzioni della contessa, tanto virtuosa in apparenza. "Last but not least", va lodata la voce, rara e inconfondibile di Annick Massis. Soavità di timbro, perfetta omogeneità dal registro grave all'acuto, purezza adamantina dei vocalizzi , dispiegata in lunghi arabeschi ornamentali. Quanto alle smaglianti note sopracute non sono mai utilizzate in modo gratuito, ma sempre in coerenza con il tessuto drammaturgico. Quando sembra svenire, nella cadenza "Rendez-moi le bonheur", Massis dà prova di una lunghezza di fiato impressionante che toglie il respiro al pubblico, completamente soggiogato. Con una tale grazia e una tale maestria vocale, il pubblico ha avuto l'impressione di vedere rivivere la contessa delle "Nozze di Figaro"... e quest'omaggio a Mozart non sarebbe sicuramente dispiaciuto a Rossini.
Interpreti: Marc Laho, le comte Ory; Marc Barrard, Raimbaud; Nicolas Cavalier, le gouverneur; Annick Massis, la comtesse Adéle; Isabelle Cals, Isolier; Anna Steiger, dame Ragonde
Regia: Jérôme Savary
Orchestra: Ensemble orchestral de Paris
Direttore: Antonino Fogliani