Alcina è la prima opera di Haendel eseguita a Bari in tempi moderni, e dunque l'allestimento portato in unica serata al Teatro Piccinni costituiva un piccolo avvenimento culturale, considerato anche che si tratta di una delle opere haendeliane meno eseguite in Italia. L'interesse per l'operazione - un unicum sganciato da qualsiasi stagione lirica o organizzazione di concerti cittadina - era anche nella sua proposta come scambio tra l'Università di Bari e la austriaca Universität für Musik und darstellende Kunst di Graz, che ha prodotto interamente lo spettacolo. Si è avuta così una anticipazione di quelle potenzialità che la riforma dei Conservatori italiani annessi al Murst dovrebbe realizzare. Tenendo ben presenti i limiti di una operazione didattica in cui sono coinvolti futuri professionisti, i risultati sono stati eccellenti. Poco importa che l'orchestra suonasse strumenti moderni, spesso inadeguati a ricreare la meravigliosa tavolozza timbrica di Haendel e non serve a nulla instaurare facili confronti con le recenti incisioni dell'opera (splendida quella di Christie con Les Arts Florissants). I giovani musicisti austriaci hanno suonato con tutto l'impegno e la preparazione che li distingue, sotto la guida molto romantica ma efficace di Wolfgang Schmid. Il primo violino, Sebastian Liebig, è addirittura salito sul palcoscenico per eseguire una deliziosa parte di obbligato solista. I cantanti hanno per la maggior parte convinto e mostrato buone potenzialità di carriera futura, pur sottoposti alle impervie arie col da capo che Haendel nella Londra del 1735 aveva concepito per i più importanti virtuosi del momento. Buona soprattutto la prova di Barbara Jernejcic (Ruggiero) e di Petra Barathova (Melissa). Pur situata in una ottica didattica, la regia ci è sembrata invece inadeguata rispetto al clima magico del testo ariostesco, e non per la scelta di una ambientazione moderna e spartana, con unico fondale, luci fisse e pochi oggetti sparsi. In realtà Christian Poeppelreiter ha riempito troppo di movimenti ogni spazio e caricato di tic e tensioni inutili la recitazione espressionista dei cantanti, costretti a sottolineare ritmicamente ogni figurazione ritmica delle meravigliose arie che avremmo voluto godere ad occhi chiusi. Notevole successo di pubblico.
Interpreti: Andreeva, Jernejcic, Seryte, Barathova, Narumi, Hwang, Park, Irmer. Coro-amici di Alcina: Anastasjevic, Deak, Kiss, Totpal, Bozhkov, Hutter, Lee, Khalatbari
Regia: Christian Poppelreiter
Scene: Christian Poppelreiter
Costumi: Christian Poppelreiter
Coreografo: Susanna Borchers
Orchestra: Orchestra della Universitat fur Musik und darstellende Kunst di Graz
Direttore: Wolfgang Schmidt
Coro: Coro della Universitat fur Musik und darstellende Kunst di Graz
Maestro Coro: Wolfgang Schmidt