Quel francese di un Simon

Recensione
classica
Opera Bastille Parigi
Giuseppe Verdi
24 Novembre 2002
Sulla scena dell'Opéra Bastille "Simon Boccanegra" assume toni e fattezze di un vero grand-opéra francese. Guarda caso Verdi compose proprio la prima stesura dell'opera all'occasione del lungo soggiorno a Parigi tra il 1853 e il 1857. Furono certo per il compositore gli anni della stesura delle "Vêpres siciliennes" e di una conoscenza profonda del repertorio francese (Meyerbeer innanzi tutto, già per altro tenuto d'occhio attraverso le produzioni esterofile di Milano e Firenze). Poi, come è noto, Verdi dovette rimettere mano (per la nuova versione della Scala nel 1881) al "Simone Boccanegra" e nel frattempo altre esperienze in direzione del repertorio francese avevano dato i loro frutti ("Don Carlos", ma anche i ridattamenti di opere italiane, "Macbeth" ad esempio). Insomma, da una versione all'altra "Simone Boccanegra" ("tavolo zoppo", ma anche figlio prediletto della produzione verdiana) si nutre di modelli ed esperienze francesi. Che hanno trovato tutta la loro magnificenza nell'immenso palcoscenico di Bastille, concepito per le masse berlioziane. Peccato che il regista Nicolas Brieger non abbia saputo, fino in fondo, conglierne le potenzialità. Certo, la scena del consiglio nel palzzo del Doge resta imponente, ma l'irruzione delle masse nella sala dovrebbe suscitare qualche brivido in più. Brieger sceglie la carta della staticità, che alla fine annoia. Per fortuna, compensano i fondali originali, le scene essenziali, le luci sapientemente dosate. Ma soprattutto questa produzione conquista per la componente musicale. Il direttore Steinberg scava nell'orchestra, tra le fila degli strumenti, specie tra quelli gravi, mostrando quanto sia audace la scrittura strumentale di Verdi. Alla faccia dei luoghi comuni sulla prevedibilità (e facilità) dell'orchestra verdiana. Grazie a Steinberg, risaltava la precedente lezione di "Don Carlos". E la scena capitale del consiglio con l'opposizione Simone/Paolo sembra posta a metà strada tra lo scontro Filippo/Carlo e l'interrogatorio di Scarpia ai danni di Tosca. Vocalmente la produzione di Bastille sfiora la perfezione. In genere, hanno la meglio le voci gravi con la supremazia di Ferruccio Furlanetto che regala momenti magici quando duetta con Juan Pons. Barbara Frittoli decide di non forzare troppo e riesce dunque a mettere in evidenza un bel timbro. Applausi appassionati, profusi con generosità per tutti. Una produzione di assoluta eccezionalità.

Interpreti: Juan Pons (Simon Boccanegra), Ferruccio Furlanetto (Jacopo Fiesco), Barbara Frittoli (Amelia Grimaldi), Vincenzo La Scola (Gabriele Adorno), Vassilli Gerello (Paolo Albiani), Nicolas Testé (Pietro), Gérard Noizet (Capitano)

Regia: Nicolas Brieger

Scene: Gisbert Jäkel

Costumi: Nicole Géraud

Orchestra: Orchestra dell'Opéra National de Paris

Direttore: Pinchas Steinberg

Coro: Coro dell'Opéra National de Paris

Maestro Coro: Peter Burian

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