Porpora, maestro di scrittura

In un piccolo teatro restaurato alla maniera dei Bibiena, è andata in scena nell'omonima cittadina aretina la prima ripresa moderna della Semiramide Riconosciuta di Porpora su libretto del Metastasio: attraverso una realizzazione non sempre musicalmente impeccabile, è stato possibile testare la qualità della scrittura vocale e strumentale del suo autore, rinomata soprattutto per la prima componente, ma rilevante pure per la seconda.

Recensione
classica
Arcadia in Musica - Festival Barocco Bibbiena
Nicola Porpora
15 Maggio 2003
Nella cittadina toscana che fu patria dei Bibiena, il piccolo ma graziosissimo Teatro Dovizi è stato restaurato per esserne un simulacro: sala e scena fissa sono disegnate con le stesse, imponenti forme classicheggianti, e tale particolare rende il luogo teatrale molto adatto al tipo di proposta che quest'anno il Festival "Arcadia in Musica" ha sviluppato, incentrandolo su un'opera seria primosettecentesca. La scelta è caduta sulla Semiramide Riconosciuta di Nicola Porpora, un lavoro targato Venezia 1729, dunque non molti anni dopo che il libretto fosse uscito dalla penna del Metastasio e non molti anni prima che Porpora prendesse la via di Londra per rivaleggiare con Haendel. Nonostante della partitura esista da tempo un'edizione anastatica, quest'opera era a Bibbiena in prima ripresa moderna: va dato atto a Massimo Gasparon, direttore artistico del festival e regista della performance, di aver permesso l'ascolto di un autore entrato nel mito della storia della musica, ma ancora pochissimo conosciuto. Le qualità della scrittura vocale di Porpora (che fu ai suoi tempi insegnante di canto assai rinomato) sono emerse nel taglio fraseologico, sempre equilibrato tra brevità e riconoscibilità ritmico-melodica dello spunto e sua cantabilità, e nella gestione dell'estensione vocale. Però, sono emerse anche le qualità timbriche della mobilissima scrittura strumentale, che spesso si incarica di cercare direttamente il legame espressivo col testo, soprattutto nei bellissimi - e vieppiù frequenti col procedere dell'intreccio - recitativi accompagnati; tuttavia, queste qualità andrebbero riviste alla luce di una realizzazione integrale dell'organico strumentale, dato che la dimensione dello spazio disponibile ne ha (giustamente) consigliato una riscrittura con soli tre fiati solisti (più il gruppo d'archi a parti singole), mentre la partitura prevede uno strumentario molto più ricco e variegato. Inoltre, la soluzione adottata lasciava scoperte le corde che l'ensemble (Arcadia in Musica) ha più volte mostrato nel tener testa a una scrittura che è anche tecnicamente, e più in generale interpretativamente, impegnativa in più luoghi. La natura cameristica dello spazio teatrale ha dato spunto alla regia per una scelta di costumi volutamente sproporzionata, quasi a rimarcare l'astrattezza e la distanza concettuale dalla realtà quotodiana dei personaggi; la soluzione si è rivelata suggestiva, e arricchita (conseguentemente alla conformazione dello spazio) dal praticare anche la platea; ma a volte è stata ardua da padroneggiare laddove si vuole che i movimenti costruiscano una relazione tra i personaggi nello spazio-tempo della rappresentazione. La qualità delle voci è, probabilmente, fondamentale in uno spettacolo la cui fruizione odierna è assai differente da quella originale, essendo forse l'unico perno tra le due: l'impegno del cast è stato perciò encomiabile nel complesso, tuttavia a tenere testa validamente a quella vocalità sono riusciti particolarmente Giacinta Nicotra (una Semiramide molto chiara nella dizione), Sara Allegretta (uno Scitalce precisissimo nell'articolazione vocale) e Stefania Donzelli (Mirteo, la parte, orientata al cantabile e all'espressivo, che fu di Farinelli. L'Ircano di Simone Polacchi canta con un certo gusto le sue virtuosistiche arie di sdegno, ma deve raffinare ancora la voce, così come il Sibari di Daniele Tonini, mentre la Tamiri di Alexandra Zabala è migliore nelle arie che nei recitativi. A concertare e dirigere, con gesto tutto sommato fluido, era Massimiliano Carraro. Nicola Porpora (libretto di Pietro Metastasio): Semiramide Riconosciuta (1a ripresa moderna) Direttore, Massimiliano Carraro Regia, scene e costumi, Massimo Gasparon Interpreti: Giacinta Nicotra, Stefania Donzelli, Simone Polacchi, Sara Allegretta, Daniele Tonini, Alexandra Zabala Ensemble "Arcadia in Musica" Bibbiena, Teatro Dovizi, giovedì 15-5 ore 21 Altre repliche: ven 16-5 (21) e dom 18-5 (20)

Interpreti: Semiramide, Giacinta Nicotra; Mirtco, Stefania Donzelli; Ircano, Simone Polacchi; Scitalce, Sara Allegretta; Sibari, Daniele Tonini; Tamiri, Alexandra Zabala

Regia: Massimo Gasparon

Scene: Massimo Gasparon

Costumi: Massimo Gasparon

Direttore: Massimiliano Carraro

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista