Plausibile futuro, una preoccupante attualità

Phyllida Lloyd ricrea il mondo oppressivo e claustrofobico del romanzo della Atwood nella nuova produzione di A handmaid's tale di Poul Ruders per l'English National Opera

Recensione
classica
English National Opera (ENO) Londra
Poul Ruders
03 Aprile 2003
Nel 2005, dopo una rivoluzione guidata dai fondamentalisti di destra, gli Stati Uniti d'America diventano la repubblica di Gilead, una società oppressiva e teocratica dove le donne non hanno diritti, non possono avere proprietà e non possono leggere o scrivere. Le conseguenze tossiche della devastazione nucleare che aveva accompagnato la rivoluzione hanno lasciato una grande parte della popolazione sterile, e per ovviare alla carenza di nascite le donne la cui condotta morale è messa in discussione vengono imprigionate, ricondizionate ed usate per la procreazione, seguendo alla lettera un versetto della Genesi dove Rachele usa la propria serva come tramite per avere figli da Giacobbe. Questo il contesto storico e sociale in cui si sviluppa il racconto distopico di Margaret Atwood, A handmaid's tale, che pubblicato nel 1985 è presto divenuto un classico della letteratura americana contemporanea: la storia di Offred, una giovane donna privata della propria individualità e libertà e costretta al ruolo della 'serva' per una coppia sterile, si colloca nella tradizione di Orwell, ma prende spunto anche dal fondamentalismo della teocrazia islamica e della destra religiosa americana, e recentemente ha acquistato preoccupanti echi di attualità. Il monologo interiore attraverso cui si sviluppa la novella non la rendeva certo una scelta ovvia per una trasposizione teatrale, ma per il compositore danese Poul Ruders si trattava del soggetto operistico ideale: amore, speranza, odio, invidia, perversione, violenza e sesso sembrano fornire la varietà di contenuti e la tensione drammatica considerata necessaria per il genere. Il librettista Paul Bentley ha costruito un testo che sfrutta ogni possibile trucco teatrale, e che ben risponde allo stile di Ruders (tra l'altro il libretto, scritto originariamente in inglese, era stato tradotto in danese dal compositore stesso per la prima mondiale all'Opera Reale Danese, che ha commissionato il lavoro, nel marzo 2000). La produzione di Phyllida Lloyd semplifica lo spazio teatrale in un continuo uniforme in cui futuro, presente e passato si alternano e confondono nella mente dei protagonisti, ed i costumi di Peter McKintosh, che riflettono attraverso un codice cromatico le severe distinzioni sociali create da Atwood, aiutano a chiarire la lettura degli eventi. Si tratta di un lavoro intelligente e ben strutturato, a cui l'eclettica partitura di Ruders conferisce una nuova umanità: citazioni dai corali di Bach, e l'uso di Amazing grace, a volte distorto, oltre ai riferimenti stilistici alla monodia gregoriana nel contesto di un mondo sonoro avanguardistico creano una tensione drammatica che riflette il conflitto presentato in palcoscenico. Ma per quanto la scrittura vocale di Ruders sia estremamente cantabile, nel contesto di una interessante scrittura orchestrale la sua dipendenza dal testo la rende generalmente omogenea e poco memorabile, ed ancora una volta ci troviamo di fronte ad un lavoro che pur inserendosi con autorità nella tradizione del teatro musicale non propone alternative o nuove direzioni al problema dell'opera contemporanea. Tra i protagonisti in quello che è sostanzialmente un lavoro d'ensemble, Stephanie Marshall ed Alison Roddy sono convincenti nei ruoli di Offred e Moira, mentre Liane Keegan offre una potente caratterizzazione nel ruolo della madre. Particolarmente soddisfacente è la lettura di Elgar Howart, che risponde al linguaggio di Ruders con grande naturalezza, e dirige con sicurezza e precisione l'orchestra dell'English National Opera.

Note: nuovo all.

Interpreti: OFFRED: STEPHANIE MARSHALL; OFFRED'S DOUBLE: HEATHER SHIPP; OFFRED'S MOTHER: LIANE KEEGAN; LUKE: ANDREW REES; AUNT LYDIA: HELEN FIELD; MOIRA: ALISON RODDY; SERENA JOY: CATHERINE WYN-ROGERS; OFGLEN: REBECCA DE PONT DAVIES; DOCTOR: JOHN GRAHAM-HALL

Regia: PHYLLIDA LLOYD

Scene: PETER MCKINTOSH

Costumi: PETER MCKINTOSH

Coreografo: ANDREW GEORGE

Direttore: ELGAR HOWARTH

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