A Parigi torna Médée di Charpentier
Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre
Grande successo all’Opéra Garnier della Médée de Marc-Antoine Charpentier che torna per la prima volta ad essere rappresentata nell’istituzione per la quale è stata creata, anche se allora, nel 1693, si chiamava ancora Académie royale de Musique. E’ la messa in scena che il regista David McVicar ha creato per l’English National Opera nel 2013, già ripreso dal Grand Théâtre de Genève nel 2019, con l’attualizzazione che situa l’azione in un palazzo che funge anche da circolo ufficiali durante la seconda guerra mondiale che funziona benissimo, l’allestimento è assai sofisticato, con scintillanti abiti da sera e gli uomini in uniforme da gala, con anche una strizzatina d’occhio al cabaret non poteva non piacere a Parigi. Ed ancora una volta la musica barocca si conferma di grandissima modernità, capace di ben sostenere qualsiasi passo di danza, anche gli swing e i boogie woogie dei marinai e delle segretarie. Sul podio c’è l’anziano ma vitalissimo maestro William Christie, grande protagonista della riscoperta della musica di Charpentier nel Novecento, che conduce il suo ensemble Les Arts Florissants, gruppo che prende il nome proprio da un’opera di Charpentier, composto tutto da giovani bravissimi che suonano strumenti antichi. Il maestro Christie, accolto con grande affetto dal pubblico, sin dalle prime battute mostra una lettura frizzante dello spartito, che si trasformerà in sublime tempesta al culmine della tragedia, sempre con grazia e leggerezza, solo alcuni movimenti appaiono un po’ slegati all’inizio. E all’inizio anche l’apparizione del mezzo italo-francese Lea Desandre, così giovane e minuta, fa sorgere qualche dubbio sul suo riuscire ad essere una Medea convincente, il timbro è bello, la tecnica ben impostata, ma sembra inizialmente un po’ piccola per il personaggio, invece atto dopo atto la sua immedesimazione cresce, la sua voce si fa più sontuosa e profonda, la Desandre si trasfigura assai verosimilmente in una Medea moderna: si toglie gli abiti e resta in sottoveste, a piedi nudi, selvaggia, è una furia fuori da ogni controllo a causa della gelosia, tanto da arrivare ad uccidere i suoi stessi bambini perché figli di Jason l’ingrato, che la tradisce con la principessa Créuse, figlia di Creonte, re di Corinto dove Medea e Giasone si sono rifugiati. Giasone, parte scritta per haute-contre, è l’altrettanto giovane tenore belga Reinoud van Mechelen, che con la sua pvoce chiara ben interpreta l’eroe ambiguo, tanto in cerca ancora di gloria che di altre conquiste femminili, solo un po’ rigido nei movimento. La principessa di Corinto è il bravo soprano Ana Vieira Leite, qui bionda come Marilyn Monroe, che sa ben passare dall’esprimere prima frivolezza e poi gli atroci dolori che il vestito di Medea che le procura sino ad ucciderla. Ben cantato dal baritono Laurent Naouri anche il personaggio del re Creonte che per opporsi a Medea finisce per perdere la ragione, e qui resta in mutande, e si fa notare per classe anche il baritono basso Gordon Bintner come il bravo principe Oronte, promesso sposo rifiutato dalla principessa Créuse. Tantissimi i personaggi e le personificazioni in scena, come l’Amore o la Vittoria, impossibile citare tutti gli artisti, tutti adeguati alle rispettive parti. Un ruolo di primo piano lo ha anche il balletto, che da consistenza visiva ai tanti passaggi solo strumentali di Charpentier, balletto impegnato nelle apparentemente semplici coreografie pensate da Lynne Page, che mescola intelligentemente gli stili, dalla danza classica alla danza jazz. Ed anche il coro fa bene la sua parte sotto la guida di Thibaut Lenaerts. Le scene ed i costumi raffinati sono firmati da Bunny Christie, stride solo un po’ con il resto il modo un po’ troppo semplicistico con cui sono proposte le scene magiche, ma i ballerini sono bravissimi a interpretare gli spiriti, molto belle infine le atmosfere soffuse create dalle luci di Paule Constable. Alla fine lunghi applausi per tutti.
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