Palestrina e Scarlatti al Ravenna Festival

I centenari dei due compositori celebrati con un concerto dell’Odhecaton

Odhecaton (foto Zani-Casadio)
Odhecaton (foto Zani-Casadio)
Recensione
classica
Ravenna, Basilica di San Vitale
Ravenna Festival 2025 - Palestrina e A. Scarlatti
08 Giugno 2025

Nell’ampio e variegato ventaglio di proposte del Ravenna Festival 2025 attirava l’attenzione il concerto che celebrava due centenari, il quinto della nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina e il terzo della morte di Alessandro Scarlatti. Questi due compositori non vengono pressoché mai messi in relazione tra loro, sia perché sono vissuti a distanza di circa centocinquant’anni l’uno dall’altro, sia perché il primo compose quasi esclusivamente musica polifonica sacra, mentre dell’altro viene presa in considerazione principalmente la musica vocale profana. In realtà nei molti anni trascorsi a Roma, Scarlatti senior compose, oltre a melodrammi, serenate, cantate e concerti, anche molta musica sacra in quanto maestro di cappella di varie istituzioni religiose, tra cui la basilica di Santa Maria Maggiore, dove anche Palestrina aveva ricoperto un simile incarico un secolo e mezzo prima. 

Ancora a distanza di tanti anni un compositore di musica sacra a Roma non poteva prescindere dall’esempio di Palestrina e l’Ensemble Vocale Odhecaton diretto da Paolo Da Col ha scelto in quest’occasione proprio una messa di Scarlatti che fin dal titolo dichiara tale discendenza, ovvero la Missa brevis “a Palestrina” a quattro voci scritta per la cappella Pontificia, e gli ha aggiunto un altro brano di Scarlatti, Salve Regina (le edizioni critiche di queste musiche si devono a Luca Della Libera, i cui studi hanno dato un contributo fondamentale alla riscoperta di questo settore della produzione di Scarlatti). E cinque motetti di Palestrina sono stati alternati alle cinque parti della Messa di Scarlatti.

Odhecaton (foto Zani-Casadio)
Odhecaton (foto Zani-Casadio)

La Messa rivela la conoscenza approfondita dello stile alla Palestrina da parte di Scarlatti - d’altronde aveva compiuto i suoi studi a Roma con musicisti della scuola romana e quindi “palestriniani - e la sua capacità di scrivere in quello stile con assoluta padronanza e naturalezza, creando una polifonia che fluisce senza dare alcuna sensazione di complessità e macchinosità. A rivelare gli anni trascorsi dall’epoca di Palestrina e il passaggio dal rinascimento al barocco sono la grandiosità e la pienezza sonora che Scarlatti ricerca e che l’esecuzione rende chiaramente percepibili pur con nove soli cantori rispetto alla trentina che aveva allora in organico la Cappella Sistina. Nella Missa Scarlatti conserva quella sorta di oggettività richiesta allora dalla chiesa romana alla musica liturgica, ma con accenni di una maggiore partecipazione emotiva in momenti come l’Incarnatus  e il Passus et sepultus  in cui la divinità si umanizza. Ma il patetismo barocco trova terreno fertile nel motetto Salve Regina. Anche la Basilica di San Vitale dà il suo contributo a questa musica con la magnificenza dei suoi mosaici dorati, con la sua atmosfera mistica e con la sua acustica, a cui la pianta centrale circondata da arcate conferisce una sonorità avvolgente e il giusto grado di risonanza.

Odhecaton (foto Zani-Casadio)
Odhecaton (foto Zani-Casadio)

I cinque motetti di Palestrina sembrerebbero scelti proprio per dare una splendida testimonianza della varietà della sua musica, che spesso le storie della musica irrigidiscono in qualche formula che non rende giustizia alla genialità di questo musicista. Si sono ascoltati due mottetti Vos amici mei estis  e  Laudate Dominum omnes gentes  ad otto voci – come altre decine di composizioni di Palestrina - con i due gruppi di quattro voci che si ora si alternano ora si uniscono, dando risalto e varietà ai vari episodi: dunque la musica policorale era praticata a Roma già verso il 1570 e non era un’esclusiva veneziana. Ma anche nei motetti a quattro o cinque voci la scrittura polifonica tersa e pura e altamente suggestiva esprime sentimenti profondi e toccanti, quali l’umanità di Gesù e il suo amore per gli uomini in Tu es pastor ovium  e Dominus Jesus in qua nocte.

Ottime le esecuzioni dell’Odhecaton (dopo l’iniziale Exultate Deo  di Palestrina,  quando forse non era stato ancora trovato un perfetto assestamento all’acustica della chiesa) che si differenziavano da quelle dei complessi oltremontani inglesi e tedeschi per essere più vive e partecipi: conseguentemente anche la reazione del pubblico che esauriva i posti disponibili in San Vitale e stata viva, partecipe  e calorosissima.

Odhecaton (foto Zani-Casadio)
Odhecaton (foto Zani-Casadio)

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