Orfeo, prima la musica, poi il teatro

L’efficace direzione musicale di Francesco Corti ha segnato L’Orfeo che ha inaugurato con successo il Monteverdi Festival 2024

L'Orfeo (foto Studio B12)
L'Orfeo (foto Studio B12)
Recensione
classica
Cremona, Teatro Ponchielli
Monteverdi Festival – L’Orfeo
14 Giugno 2024 - 21 Giugno 2024

È andata in scena con un bel successo di pubblico L’Orfeo, favola in musica in un prologo e cinque atti musicata da Claudio Monteverdi su libretto di Alessandro Striggio presentata per la prima volta il 24 febbraio 1607 al palazzo Ducale di Mantova e scelta come titolo inaugurale del Monteverdi Festival 2024.

Elemento centrale e catalizzante di questa nuova produzione – un allestimento della Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli-Monteverdi Festival – è stata la lettura musicale offerta da Francesco Corti, capace di delineare con gusto dinamico e coinvolgente il tratto espressivo di una partitura delicata, generata sulla scorta dei variegati esperimenti che hanno condotto alla genesi dell’opera in musica e che hanno visto nel mito di Orfeo uno degli archetipi di riferimento.

Una impronta, quella impressa all’andamento musicale dai gesti misurati ma eloquenti di Corti, che ha trovano un’efficace risposta nella fluida reattività espressa dall’ensemble Il Pomo d’Oro, formazione strumentale eccellente nella sua capacità di restituire le sinuose screziature timbriche plasmate attraverso una materia sonora ben calibrata e dispiegata con passo agogico efficacemente variegato.

L'Orfeo (foto Studio B12)
L'Orfeo (foto Studio B12)

Un contesto musicale – completato dal coro Monteverdi Festival-Cremona Antiqua preparato da Diego Maccagnola – abitato da una compagine vocale in gran parte derivata dal concorso Cavalli Monteverdi Competition 2023, formata dall’Orfeo tratteggiato con palese impegno da Marco Saccardin, dalla bella prova per tenuta vocale e qualità espressiva da Jin Jiayu nel doppio ruolo di Musica ed Euridice, dalla corretta Messaggera di Margherita Sala e nell’efficace Proserpina di Paola Valentina Molinari. Un adeguato riscontro è emerso dai personaggi di Speranza (Laura Orueta), Ninfa (Emilia Bertolini), Caronte (Alessandro Ravasio) e Plutone (Rocco Lia). Completavano il cast vocale Giacomo Nanni (Apollo/Pastore 4/Spirito 3), Roberto Rilievi (Pastore 1/Spirito 1), Matteo Straffi (Pastore 2/Spirito 2) e Sandro Rossi (Pastore 3).

L'Orfeo (foto Studio B12)
L'Orfeo (foto Studio B12)

Sul palcoscenico la visione registica del francese Olivier Fredj – coadiuvato da Chiara Raguso, assistente alla regia – è risultata non più che funzionale, al di là dei rimandi – alla prova dei fatti, un poco pretestuosi – al paradosso di Schrödinger. In verità – e senza fingerci nemmeno per un secondo esperti di fisica quantistica – il parallelo tra il gatto di Schrödinger, che può essere vivo o morto a seconda di una determinata interpretazione della meccanica quantistica, e una Euridice più o meno trapassata – rispetto a una causa del decesso che può essere ora il morso del serpente ora lo sguardo inveterato di Orfeo – è passato in secondo piano al cospetto di una lettura scenica nel complesso lineare, adeguata nel delineare la separazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti e caratterizzata dalle scene di Thomas Lauret, dai costumi di Camilla Masellis e Frédéric Llinarès e dai funzionali contributi di Nathalie Perrier (light designer), Jean Lecointre (visual content creator) e Julien Meyer (video maker).

L'Orfeo (foto Studio B12)
L'Orfeo (foto Studio B12)

Alla fine i generosi applausi del folto pubblico presente hanno salutato tutti gli artisti impegnati, con un calore particolare per l’Orfeo di Marco Saccardin, la Messaggera di Margherita Sala e la direzione musicale di Francesco Corti.

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