Bisognava essere ben in forma per assistere alla nuova opera di Filippo Del Corno, andata in scena ieri sera a Milano. Il cambio di teatro avvenuto all'ultimo momento per problemi tecnici non meglio precisati, dal Teatro dell'Arte al Teatro di Porta Romana, ha costretto noi malcapitati spettatori a precipitarci da un capo all'altro della città in pochi minuti. Dobbiamo dire però che lo spettacolo è valso la maratona: "Orfeo a fumetti" è un'opera riuscita, come ha confermato il calorosissimo applauso del pubblico, che ha seguito con attenzione partecipe l'ora di spettacolo. La storia è quella di sempre: Orfeo, mitico cantante, si avventura all'Ade per riportare indietro la sua amata Euridice ma a raccontarcela sulla scena sono i fumetti di Dino Buzzati (e probabilmente pochi di noi prima di ieri sera sapevano che lo scrittore era anche un ottimo illustratore) che danno vita al giovane cantante Orfi e alla tenera Eura, dai capelli ricci e gli occhi sognanti, in una Milano stilizzata e algida, a metà tra il sogno e l'incubo. Lo scenografo e regista Manuel Cicchetti ha scelto di racchiudere orchestra e cantanti tra due schermi di tulle su cui sono proiettati i fumetti e i relativi testi. La scena è così agita dalle immagini e non dai cantanti, per realizzare una nuova forma di opera che si sgancia dai parametri tradizionali pur restando una forma narativa, una storia raccontata con parole e musica. E la musica di Del Corno è essenziale e immediata come i semplici testi e le didascalie di Buzzati. Una tavolozza di colori puri nei timbri netti di flauto e clarinetto, pianoforte e percussioni, violino e violoncello, combinati con sicurezza a realizzare non certo un semplice commento alle immagini ma un articolato conrappunto alla storia, in stretta connessione con le parole. Il tessuto musicale di Del Corno sceglie di trovare nel testo la sua coerenza, al di là dei procedimenti classici del leit motiv e delle forme chiuse, anacronistici e lenti rispetto all'immediatezza e alla freschezza di quest'opera. Uniche cesure nel continuum del testo musicale gli interventi di Omar Pedrini dei Timoria, che canta in tre momenti impersonando Orfeo e ritagliando con il suo stile graffiante ed emotivo dei quadri a sè. Ottima la prova dell'ensamble Sentieri Selvaggi sotto la direzione di Carlo Boccadoro: i sei musicisti e il loro direttore hanno dimostrato affiatamento e sicurezza nell'esecuzione di non pochi passi critici, confermandosi tra i migliori gruppi che si dedicano alla musica contemporanea sulla scena attuale. Corretti e misurati i tre cantanti; meno convincente invece Pedrini, probabilmente non completamente a suo agio su questo tipo di palcoscenico e vittima di qualche magagna tecnica che ha irrigidito soprattutto l'interpretazione del primo pezzo.
Note: la seconda data (10/4) sarà effettuata al Teatro Piccolo Regio di Torino
Interpreti: Abbondanza, Calciolari, Caccamo, Pedrini
Regia: Manuel Cicchetti
Scene: Manuel Cicchetti
Orchestra: Sentieri Selvaggi
Direttore: Carlo Boccadoro