L’edizione numero 39 del Festival della Valle d’Itria si è aperta a Martina Franca nel segno della commedia musicale napoletana. Anche se il libretto di Piave indica come ambientazione per Crispino e la Comare “Venezia nel secolo XVII” e in laguna ebbe il suo debutto nel 1850, questa commedia dei napoletani fratelli Ricci si può considerare punto d’arrivo della tradizione partenopea dell’opera buffa e in questo senso felice era l'accostamento all’ultima commedia composta di Leo, rappresentata a Napoli quasi un secolo prima, L’ambizione delusa (in prima esecuzione moderna). Ma il livello delle due partiture è molto diverso: sapiente miscela di citazioni e luoghi comuni quella dei Ricci, meraviglioso scrigno di melodie e contrappunti questo Leo di fine carriera. Felici regie per entrambe. Alessandro Talevi imprime a Crispino un ritmo scanzonato e coinvolgente, offrendo al protagonista Domenico Colaianni l’occasione di far brillare le sue doti attoriali e vocali, ben affiancato dalla tenebrosa Comare di Romina Boscolo e dalla scatenata Stefania Bonfadelli (Annetta). Tra le altre buone voci si distingue il giovane Francesco Castoro. La sicura bacchetta di Jader Bignamini trascina l’orchestra in uno spettacolo leggero e divertente. Caterina Panti Liberovici trasforma invece la commedia di Leo, zeppa di travestimenti e doppi sensi, in un laboratorio di simboli e gesti teatrali raffinato e intelligente, strappando consensi ad un pubblico che perdona l’inevitabile impaccio di una orchestra moderna (impensabile ormai per questo repertorio), anche per l’ottima prova del cast vocale proveniente dall’Accademia Celletti e in parte dal laboratorio barocco dei Turchini: citiamo su tutti Diodati, Antonucci, Guida e Carnevale con menzione speciale per l’irresistibile vis comica di Cicino.
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista