Ogni promessa è un debito: la 'prima volta' di Oren nei Racconti di Hoffmann

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Recensione
classica
Teatro Lirico Giuseppe Verdi Trieste
Offenbach
25 Maggio 2001
Dopo un'assenza durata quarantacinque anni è ritornata trionfalmente al Teatro Verdi di Trieste una delle opere più enigmatiche e fascinose del secondo Ottocento, i celebri Contes d'Hoffmann in cui Jacques Offenbach ritrovò l'originalità musicale che lo aveva per qualche tempo abbandonato. Il drame-fantastique di Jules Barbier e Michael Carré, cavato dai Racconti di Hoffmann, conserva ancor oggi intatta l'aura misteriosa del capolavoro. Sin dal suo apparire parigino, consacrato nel 1881, la 'travagliata' fortuna (ovviamente legata alle ben note vicende della resurrezione e della ricostruzione della partitura originaria) del 'canto del cigno' di Offenbach guadagnò non solo i favori del pubblico ma conquistò anche celebri bacchette, tra cui quella di Mahler che, ai primi del Novecento, ne realizzò una versione limitata ai tre atti centrali. Fu Daniel Oren, l'anno passato, ad annunciare la volontà di riportare sulle scene triestine il mondo fantastico e l'avventuroso viaggio della memoria di cui è protagonista lo stesso Hoffmann, incarnazione dell'artista maledetto alla ricerca del proprio ideale e della propria identità. La promessa è stata dunque mantenuta, e mantenuta decisamente al meglio di ogni aspettativa. Oren, che per la prima volta ha diretto la partitura di Offenbach nell'edizione più frequentata con la notoria passione che gli è propria, si è avvalso di un cast vocale eccezionale, via via modificatosi rispetto a quanto preventivato inizialmente in cartellone. Roberto Aronica, dotato di una bellissima voce tenorile chiara e aperta, ha interpretato il ruolo di Hoffmann con grande efficacia elargendo pagine vibranti e naturalezza estrema nei registri acuti. L'idea della donna molteplice, nella quale coesistono la bambola senz'anima e dal cuore di ghiaccio, la cortigiana impudica e la giovane clorotica, è stata spartita fra tre duttilissime voci sopranili: quella di Stefania Bonfadelli soprano di coloratura impegnata nel virtuosistico ruolo di Olympia; quella pastosa e intensa della greca Irini Tzirakidis nei panni di Giulietta; ma soprattutto quella della giovane albanese Inva Mula, rivelazione della serata, che ha affrontato con classe non comune il registro patetico e malinconico, irto di levità e di trilli flautati, che l'autore aveva predisposto per la più fragile delle sue tre creature femminili. Decisamente queste tre voci esemplari hanno saputo incarnare in una sorta di esemplare crescendo le tre sfaccettate prime donne hoffmanniane. Impeccabile e scenicamente perfetta è apparsa poi Francesca Provvisionato nei panni di Nicklausse (e della Musa nell'epilogo); altrettanto buone le prestazioni del baritono Egils Silins, nella polimorfa figura del 'maligno' Lindorf/Coppelius/dottor Miracle/Dapertutto, e di tutti gli altri personaggi intermedi. Il "Verdi" ha proposto Les Contes d'Hoffmann in un nuovo allestimento (con scene e costumi ideati da William Orlandi, forse talora un pochino stucchevoli, ma del resto gradevoli poiché pensati per un clima fiabesco) e nella nuova messinscena di Gino Landi. Dieci minuti di applausi e ovazioni per i bravissimi interpreti e per Oren che, salito sul palcoscenico, è stato tempestato di fiori, mentre dal golfo mistico si levava un fuori programma: la ben nota augurale canzoncina Happy Birthday To You che l'orchestra triestina ha intonato per il genetliaco dell'amato maestro che più di vent'anni fa aveva mosso i suoi passi proprio a Trieste.

Note: nuovo all.

Interpreti: Aronica/Lombardo, Provvisionato/Sima, Silins/Trajanov, Zednik/Gautier, Bonfadelli/Visentin, Salazar/Montiel, Salazar/Lamoris, Kahn, Garino, Gautier, Nardinocchi, Jankovic

Regia: Gino Landi

Scene: William Orlandi

Costumi: William Orlandi

Corpo di Ballo: Corpo di ballo del Teatro Verdi

Orchestra: Orchestra del Teatro Verdi

Direttore: Daniel Oren

Coro: Coro del Teatro Verdi

Maestro Coro: Ine Meisters

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