Nella selva simbolica di Gide
A Palermo in prima italiana Der Koenig Kandaules di Zemlinsky
Recensione
classica
Ultimo - incompiuto - lavoro per le scene di Zemlinsky, Der Koenig Kandaules (1938) forse non aggiungerà coordinate nuove al riconoscimento (che fortunatamente ci pare crescente - relativamente - anche in Italia) delle concistenti qualità linguistico-estetiche del suo autore, e del ruolo della produzione scenica nella sua complessiva. La conoscenza di quest'opera, ultimata quasi 20 anni fa da Antony Beaumont e meritevolmente proposta in prima italiana a Palermo, aggiunge invece un tassello di rilievo alla costellazione di drammaturgie musicali tratte da Gide, il cui testo teatrale primo-novecentesco è dunque coevo ad altri suoi lavori (la Proserpine da cui la Perséphone stravinskiana, il Saul) tematizzanti una figura di eroe problematico: un individuo che, esaurite le possibilità di un'umanità 'ordinaria', cerca la pienezza del suo essere superando i propri limiti, in genere attraverso un sacrificio di sé nel flusso della vita e dei sensi. A suo modo anche Kandaules rientra in questa schema, che si può porre al crocevia tra decadentismo, chiave cristologica e adesione al socialismo (abbracciato in effetti da Gide) e importa simboli e profili da Wagner quanto da Strauss. Entro questa complessa stratificazione, la strada che prende la lettura compositiva di Zemlinsky sembra più volentieri la prima; il regista Manfred Schweigkofler (anche scenografo) di simboli ne aggiunge degli altri, valorizzandone alcuni piani, altri tralasciandone, ma costruendo una messa in scena dopotutto curata e solida. Veramente encomiabili tutti gli interpreti vocali, con menzione speciale per i protagonisti Kay Stiefermann, Nicola Beller Carbone e Peter Svensson, così come l'Orchestra del Massimo ottimamente guidata - nel suono ben impastato ma mai turgido - da Asher Fisch.
Note: Nuovo allestimento, prima rappresentazione in Italia
Interpreti: König Kandaules Peter Svensson Gyges Kay Stiefermann Nyssia Nicola Beller Carbone Phedros Nicolò Ceriani Syphax Cristiano Olivieri Nicomedes Paolo Orecchia Pharnaces Jeremy Milner Philebos Matias Tosi Simias Alex Wawiloff Sebas Giulio Pelligra Archelaos Alexey Birkus Der Koch Ventseslav Anastasov
Regia: Manfred Schweigkofler
Scene: Manfred Schweigkofler e Angelo Canu
Costumi: Mateja Benedetti
Orchestra: Orchestra del Teatro Massimo
Direttore: Asher Fisch
Luci: Claudio Schmid
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A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln