La fantasia registica nell'allestimento dei grandi titoli operistici, sebbene spesso criticata dal pubblico, è in realtà quel valore aggiunto che può dare nuovo colore a un capolavoro musicale già immortale. È con grande curiosità quindi che un Teatro Comunale sold out ha atteso la Zauberflöte di Michela Lucenti al suo debutto a Bolzano nella regia operistica. Il sipario si apre su quella che potrebbe essere la spiaggia di Rimini negli anni '50, con tanto di bagnino muscoloso e cabina bianca (il Tempio), da cui fuoriescono tre formose bagnanti in costume rosso (le Tre Dame) per domare un coccodrillo gonfiabile (il Serpente) che ha spaventato il bel giovine forestiero (Tamino). Questo Primo Quadro è godibilissimo e conquista subito la platea, grazie alle doti vocali e attoriali dei suoi protagonisti – fantastiche le Tre Dame che propongono l'inedita cadenza della partitura originale - e alla coerenza nella sua trasposizione moderna, con un divertentissimo Papageno nei panni di venditore ambulante. Da qui in poi si scende negli abissi di Atlandide e tutto diviene invece più caotico per l'accumularsi sulla scena di simbologie che distraggono invece che semplificare la trama, com'era nelle intenzioni dichiarate della regista. Prime fra tutte la danza, presente lungo tutta l'opera, dalla coreografia moderna che accompagna l'Ouverture, dove la donna lotta con la bestia (il Serpente/Coccodrillo), ai Dervisci che nel loro costume tradizionale roteano accanto ai protagonisti per due ore (forse per ricordarci ogni minuto il cammino di salvazione di Tamino?), fino alla danza maori che accompagna il suono del flauto magico, ad indicare, precisa Lucenti, che l'uomo è più animale degli animali. La scenografia basata su un maxischermo che ripropone i fondali marini è troppo scarna (anni luce dalle meravigliose proiezioni create sullo stesso palcoscenico dagli Hotel Pro Forma a settembre) e i costumi sono un potpourri: bikini da pin-up, giaccia settecentesca con annessa parrucca bianca, tute dei R.I.S., tuniche sacerdotali, anfibi ai piedi e mitra cristiana in testa. È la musica che fa lo spettacolo a Bolzano. I convinti applausi finali li conquistano i cantanti, voci chiare e solide con la giusta e ironica drammatizzazione mozartiana, sulla cui bravura si regge tutta l'opera (forse i ruoli di Sarastro e del Primo Sacerdote potevano essere invertiti), assieme alla fluida direzione musicale di Ekhart Wycik che ci regala i piccoli tesori della partitura originale e all'impeccabile Coro lirico Regionale.
Note: Nuovo llestimento Fondazione Teatro Comunale e Auditorium Bolzano
Interpreti: Sarastro Paolo Buttol
Tamino Enrico Casari
Regina della Notte Linda Kazani
Pamina Marina Bucciarelli
Prima dama Ulpiana Aliaj
Seconda dama Gabriella Sborgi
Terza dama Anna Lucia Nardi
Papagena Heidi Gietl
Papageno Sebastian Seitz
Monostatos Alexander Graf
Oratore Marek Gasztecki
Primo sacerdote Marek Gasztecki
Secondo sacerdote Rouwen Huther
Regia: Michela Lucenti
Scene: Csaba Antal
Costumi: Csaba Antal
Corpo di Ballo: Balletto Civile
Coreografo: Michela Lucenti
Orchestra: Orchetra Haydn di Bolzano e Trento
Direttore: Ekhart Wycik
Coro: Coro lirico Regionale
Maestro Coro: Luigi Azzolini
Luci: Stefano Mazzanti