Mimì nella scatola dei ricordi di Rodolfo

A Parma un nuovo allestimento di Bohème con regia e direzione musicale under 35

La Bohème (foto Roberto Ricci)
La Bohème (foto Roberto Ricci)
Recensione
classica
Parma, Teatro Regio
La Bohème
04 Aprile 2025 - 12 Aprile 2025

Terzo titolo della stagione lirica 2025 del Teatro Regio di Parma, La Bohème andata in scena l’altra sera ha proposto un nuovo allestimento – coprodotto dal teatro parmigiano con OperaLombardia e i Teatri di Reggio Emilia – ideato dalla regista e costumista Marialuisa Bafunno, dalla scenografa Eleonora Peronetti, dal light designer Gianni Bertoli e dal coreografo Emanuele Rosa.

Si tratta di un team creativo composto dai vincitori del bando rivolto a under 35 per promuovere la professionalità e creatività di giovani artiste e artisti e stimolare un approccio progettuale che valorizzi temi di accessibilità e sostenibilità, realizzato dal circuito di OperaLombardia, in collaborazione con Opera Europa, con il sostegno di Ministero della Cultura.

La Bohème (foto Roberto Ricci)
La Bohème (foto Roberto Ricci)

Operazione meritoria, quindi, completata sul versante musicale dalla direzione dell’altrettanto giovane Riccardo Bisatti – direttore d’orchestra di Novara, classe 2000 – per la prima volta al Regio di Parma e in questa occasione sul podio delle compagini rappresentate dalla Filarmonica di Parma, dalla Banda degli Allievi del Conservatorio Peri-Merulo, dal Coro del Teatro Regio di Parma al solito ben preparato da Martino Faggiani e dal Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma guidato da Massimo Fiocchi Malaspina.

La Bohème (foto Roberto Ricci)
La Bohème (foto Roberto Ricci)

Il risultato di questa produzione ha quindi presentato sulla scena un impianto narrativo sostanzialmente funzionale e di impronta didascalica, dove un Rodolfo ormai vecchio si aggira tra i ricordi e i personaggi del suo passato, ritratti nelle fotografie custodite in una vecchia scatola – riproposta come cornice scenica – muovendosi idealmente tra il Novecento del ticchettio delle macchine da scrivere Olivetti e del gusto vintage di fotocamere Leica e i giorni nostri caratterizzati da smartphone, selfie e pose da influencer.

La Bohème (foto Roberto Ricci)
La Bohème (foto Roberto Ricci)

In questo suo girovagare cercando di interferire – a tratti in maniera un poco invadente – con l’ineluttabile scorrere degli eventi, il vecchio Rodolfo accompagna quindi i protagonisti sulla scena, vale a dire il se stesso da giovane – qui incarnato dalla voce precisa ma un poco sottile, soprattutto nella tessitura alta, di Atalla Ayan, chiamato a sostituire nei panni di Rodolfo il previsto John Osborn – la Mimì solida ma espressivamente uniforme di Roberta Mantegna, la Musetta nel complesso efficace di Maria Novella Malfatti (presente in sostituzione di Juliana Grigoryan), il Marcello vocalmente e scenicamente sicuro di Alessandro Luongo, oltre agli adeguati Colline – qui attivista ambientalista – di Aleksei Kulagin e lo Schaunard musicista aspirante drag queen di Roberto Lorenzi. A completare il cast vocale abbiamo inoltre trovato Eugenio Maria Degiacomi (Benoit, Alcindoro), Francesco Congiu (già allievo dell’Accademia Verdiana nei panni di Parpignol), Angelo Lodetti (Sergente dei doganieri), Matteo Mazzoli (Doganiere), Matteo Nonni (Venditore ambulante).

La Bohème (foto Roberto Ricci)
La Bohème (foto Roberto Ricci)

Riccardo Bisatti si è impegnato a coordinare il passo musicale tra il palcoscenico e un’orchestra a tratti timbricamente e ritmicamente imprecisa, rinunciando dunque a indagare le numerose finezze custodite in questa partitura per privilegiare una lettura dal segno pragmatico e funzionale.

Il pubblico della “prima” è stato generoso di applausi rivolti a cantanti e direttore, mentre è parso un poco più tiepido nei confronti del team creativo che ha curato l’allestimento scenico e che è stato comunque salutato da un composto apprezzamento.

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