L’ultima Butterfly di Renata Scotto

Ancona: Francesco Angelico sul podio

Madama Butterfly
Madama Butterfly
Recensione
classica
Ancona, Teatro delle Muse “Franco Corelli”
Madama Butterfly
08 Dicembre 2024

Nell’ allestimento preparato da Renata Scotto per il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona è stata proposta al Teatro delle Muse di Ancona Madama Butterfly, messa in scena nel 2019 alla Fortezza del Priamar.

Le indicazioni registiche del soprano savonese  sono state riprese da Renato Bonajuto, che fu suo collaboratore; l’allestimento  è del Teatro Coccia di Novara  in coproduzione con Savona, Ancona  e con Rete Lirica delle Marche,  che metterà in scena l’opera pucciniana tra marzo e aprile 2025. Dunque un ritorno alla strategia, consolidatissima tra teatri di tradizione e di lirica ordinaria, della coproduzione, dopo anni di isolamento artistico che non ha consentito a spettacoli anche di pregio di circolare oltre le mura del teatro anconitano. 

Un allestimento gradevole nella scenografia, a cura di Laura Marocchino, costituita da una scena fissa che riproduceva una ambientazione giapponese tradizionale, in linea con i costumi anch’essi tradizionali di Artemio Cabassi.  E una regia che ha rispettato alla lettera il libretto di quella che probabilmente è  la vicenda più crudele della storia del melodramma, ma che di sicuro non ha prescritto al  bambino di fare cenno di no con il capo alla domanda del console se Pinkerton sapesse della sua esistenza: segno di incredibile consapevolezza nella  piccola attrice che ha fatto sorridere il pubblico. 

Un aspetto particolare della regia è stato il tratteggio del carattere di Pinkerton, di cui sono stati accentuati la superficialità, l’atteggiamento derisorio nei confronti della cultura orientale, e la foia, unica motrice del falso matrimonio, che lo induceva a  spogliarsi durante il lungo duetto a chiusa del primo atto.  Giuseppe Infantino, giovane tenore emergente, ha ben reso la spavalderia  del personaggio, che si tramuta in contrizione nell’epilogo; ha sfoggiato una voce sicura, ben intonata e ben calibrata nei diversi registri, che ad inizio opera è apparsa solo poco timbrata, ma che ha acquistato via via volume e solidità. 

La protagonista è stata il soprano greco Myrtò Papatanasiu, affermata interprete mozartiana , apprezzata anche in ruoli verdiani e pucciniani e al debutto nella parte di Cio Cio San; un po’ forzata e uniforme nell’emissione vocale nel primo atto, ha dato il meglio di sé nel secondo e soprattutto nel terzo, dove ha cantato con varietà di dinamiche e molta espressività. Le innegabili doti di recitazione e la sicurezza con cui ha affrontato la impegnativa parte la hanno fatta particolarmente apprezzare dal pubblico, che le ha  riservato molti applausi.

Molto bene anche il resto del cast: Sharpless è stato Sergio Vitale,  voce dal timbro  morbido e molto efficace nel canto di conversazione; si è poi distinta  Manuela Custer, mezzosoprano il cui repertorio spazia dal 600 al 900 qui nella parte di Suzuki, molto ben interpretata sia vocalmente che attorialmente; anche Raffaele Feo in Goro ha dato una ottima impressione  per chiarezza della dizione, potenza di voce e per  la buona proiezione vocale. 

Tra i personaggi minori, affidati a giovani emergenti molti dei quali attivi nelle Marche per percorso di studi o attività artistica (il Principe Yamadori era WooSeok Choi,  Kate Pinkerton era Valentina Dell’Aversana, il commissario imperiale Rza Khosrovzade, L'ufficiale del registro Alessandro Pucci, La cugina Valentina Chiari, La madre Tamara Uteul) ha colpito per presenza scenica più che per doti vocali il cinese Yongheng Dong nello zio Bonzo, figura imponente dagli occhi fiammeggianti.

Non avvezzo ai palcoscenici italiani era il direttore d’orchestra Francesco Angelico, siciliano, molto attivo all’estero (dal 2017 è direttore musicale dell’Hessisches Staatstheater Kassel, in precedenza ha lavorato  a Lugano e Innsbruck e come direttore ospite in molte città tedesche) al suo debutto operistico italiano: il podio era quello dell’Orchestra Sinfonica “Gioachino Rossini” che ha diretto con accuratezza, alternando tempi serrati, come nell’ouverture, e indugiando invece nelle pagine più liriche; nel complesso una esecuzione equilibrata tra  strumenti e voci, tra cui ricordiamo anche la compagine del Coro Lirico Marchigiano "Vincenzo Bellini" preparato  da Francesco Calzolaro.

Ottimo il successo di pubblico, che ha applaudito lungamente gli artisti anche a scena aperta.

 

 

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