L'Oro del Reno apre il Festival di Salisburgo

Novità al Festival di Pasqua a Salisburgo: si apre con uno spettacolo già presentato a Aix e si chiude con una monumentale esecuzione della Missa Solemnis di Beethoven

Recensione
classica
Osterfestspiele Salzburg Salisburgo
Richard Wagner
31 Marzo 2007
Novità significative all'Osterfestspiele 2007. Non era mai successo che l'opera in cartellone non fosse un nuovo allestimento, L'Oro del Reno (al quale seguiranno le tre Giornate nei prossimi anni) è infatti una ripresa di uno spettacolo coprodotto con Aix (andato in scena lo scorso anno): per Salisburgo abituata a una Pasqua di prime mondiali è senz'altro una diminutio. Altra sorpresa è stata l'apparizione, in alto del boccascena dei sopratitoli in inglese; senza contare che per la prima volta il programma di sala è stato tradotto anche in italiano. Tutti segni che il festival di Pasqua è in cerca di assestamenti finanziari e fa di tutto per tenersi stretti gli abbonati. Sempre più soppiantati dagli ospiti degli sponsor; non a caso lo spiazzo del Festspielhus è ormai invaso dalle limousines nere delle banche. Quello andato in scena la prima sera è stato realmente L'Oro del Reno dei Berliner, per le sontuose sonorità e chiarezza delle parti; Rattle non ha dato un'impronta personale riconoscibile, cosa che invece ha inferto la regia di Braunschweig: tre pareti grigie dove vengono proiettate di volta in volta acqua, fuoco, squame di drago e i faccioni di Alberich e Wotan. Ben riuscito il primo quadro con le Ondine che spuntano dal basso e si rituffano, poi nulla più, l'apparizione dei giganti in veste di esattori mafioso-immobiliaristi è decisamente squallida, come pure imbarazzante l'ascesa finale al Walhalla dove gli dei sono costretti a rimanere faccia al muro e schiena alla platea, perché al termine degli scalini non sanno dove andare. Accoglienza comunque più che buona a fine spettacolo, meritatissima da tutti i cantanti. Nel successivo concerto sinfonico il pubblico è invece caduto in un preoccupante delirio per il Terzo concerto per pianoforte di Rachmaninov, solo in parte giustificato dalla straordinaria abilità di Yefim Bronfman, solista di rango. Mentre un esito di routine ha avuto la Quarta di Brahms, resa da Rattle genericamente petrosa e senza contrasti. La seconda serata sinfonica, l'ultima col direttore inglese sul podio, è stata senz'altro più estrosa, grazie a una tarantolata e lucida interpretazione di Lang Lang del Terzo concerto di Prokofiev e la possente esecuzione dei Berliner della Sinfonietta di Janacek. La fanfara degli ottoni è stata davvero di violenza impressionante, ma ha dato l'impressione che i Berliner siano qui a dar prova di muscoli, non stimolati a interpretazioni memorabili. A chiusura del primo turno dell'Osterfestspiele, Haitink ha diretto la Missa solemnis di Beethoven, la migliore serata del festival, l'unica in linea coi tradizionali valori di eccellenza di Salisburgo. Grazie alla solidità del direttore, del coro della Radio berlinese, degli ottimi solisti, Luba Organasova, Ekaterina Gubanova, Tomislav Muzek, Kwangchul Youn.

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