La notte, intramontabile simbolo d’ogni più maligno archetipo, è il cuore di "Macbeth". Superba ambizione e avidità, tradimento e morte trovano nelle impietose tenebre il loro stesso specchio. Nulla di più semplice e abissale. E così, nella sua pura essenzialità, Bob Wilson restituisce la storia arcana di "Macbeth": in una scena in cui tutto è stilizzato, tutto appare nel suo significato (simbolico, appunto) più immediato; in una scena che non ama i chiaroscuri, il contrasto secco tra l’oscurità accecante e i pochi bagliori luminosi rende tutto pittoricamente bidimensionale: bene e male hanno un confine netto.
Un "Macbeth" che torna alle sue origini di storia popolare: una storia esemplare, “narrata” da interpreti che Wilson veste con armature – unica concessione vagamente realistica – che rimandano a un immaginario giapponese (ma non fu Kurosawa tra i più grandi registi di "Macbeth"?) o, con altrettanta evidenza, a quello dei nostri pupi siciliani, chissà se con inconsapevole ispirazione.
Marionette i cui pochi, misurati e secchi gesti si fondono – secondo quell’alchimia magica che attrae gli opposti – con la bacchetta, applaudita a gran voce, di un Roberto Abbado capace di dare carattere e intimità, ritmo incalzante e pensosa riflessività al rincorrersi dei diversi quadri drammaturgici dell’opera verdiana, facendo fede sulle ottime qualità di cast che dal Banco di Riccardo Zanellato al Macduff di Roberto De Biasio, fino al ruolo principale affidato a Dario Solari ha saputo dar valore musicale e senso scenico a un allestimento di profondità e fascino rari.
Interpreti: Macbeth, Dario Solari
Lady Macbeth, Jennifer Larmore
Banco, Riccardo Zanellato
Macduff, Roberto De Biasio
Dama di Lady Macbeth, Marianna Vinci
Il medico, Alessandro Svab
Malcolm, Gabriele Mangione
Regia: Robert Wilson
Scene: Robert Wilson
Costumi: Jacques Reynaud
Orchestra: Teatro Comunale di Bologna
Direttore: Roberto Abbado
Coro: Teatro Comunale di Bologna
Maestro Coro: Andrea Faidutti
Luci: Robert Wilson
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