L'Elisir dalla tv al teatro
Michelel Mirabella passa dall'Elisir televisivo all'Elisir donizettiano e realizza una regia semplicissima ma gradevole, con il tono e il ritmo giusti.
Recensione
classica
Chiamare un volto della tv, noto come conduttore di Elisir, a fare la regia dell'Elisir d'amore, può sembrare un insulso gioco di parole o tutt'al più un mezzuccio per ottenere qualche articolo sui giornali e per riempire a buon mercato il teatro con un pubblico felice e plaudente (comunque un risultato da non sottovalutare, coi tempi che corrono). Ma nel proprio curriculum Michele Mirabella ha anche – non lo sapevamo – numerose regie liriche, sebbene realizzate in situazioni un po' defilate, dunque è un regista vero, che non ha ambizioni sproporzionate ma conosce il mestiere. Nella cornice semplicissima delle scene di Paolo Rovati – un cielo d'un tenero azzurro, alcuni alberelli dipinti su tela, qualche balla di paglia e poco altro – fa una regia altrettanto semplice, rispettando i delicati equilibri di quest'ultimo frutto dell'opera comica nato in piena temperie romantica e mettendo nella giusta luce la tipologia dei vari personaggi. Dunque Adina è civettuola e Nemorino sempliciotto, ma con una leggera venatura sentimentale: lei (Cinzia Rizzone) ha una figura così gradevole e recita in modo così aggraziato da far sembrare a tratti gradevole e aggraziata anche la voce, ben amministrata ma aspretta; lui (Francesco Piccoli) ripropone il tenore di grazia alla vecchia maniera, col pericolo che la grazia si trasformi in tono belante e lamentoso, ma riesce benissimo a fare il tontolone.
Quanto agli altri due protagonisti, Mirabella rende Belcore meno spaccone e più simpatico e galante del solito: Massimiliano Valleggi, con una voce da baritono brillante ben timbrata e ben impostata, è adeguato come cantante ma limitato come attore. Purtroppo è mancato totalmente Dulcamara: Mirabella l'ha alleggerito della sua grandiosa e talvolta esagerata ridicolaggine da imbonitore ma ha finito per renderlo sbiadito, mentre Stefano Rinaldi Miliani non è mai entrato nella parte, né vocalmente né scenicamente.
L'Elisir d'amore – si sa - è un'opera solo apparentemente facile, che fa sdrucciolare anche i più esperti ma talvolta premia i principianti: a Jesi, nonostante qualche inciampo, si è salvata proprio per la semplicità e il tono finto ingenuo della regia. A rischiare di rovinarla era semmai la direzione squadrata – mai un respiro per i cantanti – e rumorosa dell'esperto maestro svedese Mats Liljefors.
Note: Nuova produzione in coproduzione col Teatro dell'Aquila di Fermo
Interpreti: Cinzia Rizzone/Paola Cigna, Francesco Piccoli/Danilo Formaggia,Massimiliano Valleggi, Stefano Rinaldi Miliani, Letizia Del Magro
Regia: Michele Mirabella
Scene: Paolo Rovati
Costumi: Paolo Rovati
Orchestra: Orchestra Filarmonica Marchigiana
Direttore: Mats Liljefors
Coro: Coro lirico Marchigiano "Vincenzo Bellini"
Maestro Coro: Carlo Morganti
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