L'Angelo di Tosca
Davide Livermore firma una nuova produzione di “Tosca”, applaudita al Carlo Felice
Recensione
classica
Una struttura triangolare, elevata e inclinata, rotante: il suo movimento determina non solo i diversi spazi dell’azione, ma cadenza anche gli “affetti” suscitati dagli accadimenti. Questa la soluzione adottata dal regista Davide Livermore nella nuova e bella produzione di “Tosca”. Una idea che appartiene alla cifra stilistica del regista torinese, “residente” al Carlo Felice in questa stagione lirica: anche i due suoi spettacoli più recenti portati sul palcoscenico genovese (“Otello” e “Carmen”) si basavano su una macchina scenica rotante. La possibilità di giocare su altezze diverse consente a Livermore di far vedere anche ciò che Puccini non prevede: ad esempio le torture a Cavaradossi e il cadavere di Tosca. Originale l’epilogo: Tosca è in cima a Castel Sant’Angelo e al momento di buttarsi rimane bloccata come in un fermo immagine cinematografico, mentre è l’angelo a piegarsi verso di lei; subito dopo ruotando il tutto troviamo la donna morta in basso.
Bella edizione, dunque, di “Tosca” sul piano visivo. Convincente, anche se con qualche ombra, sotto il profilo musicale. Stefano Ranzani ha curato con attenzione le pagine più famose della splendida partitura, ottenendo duttilità ed eleganza di fraseggio; ha probabilmente scavato un po’ meno altrove puntando su una esecuzione più robusta e meno variegata.
Cast di livello. Carlos Alvarez era al suo primo Scarpia e l’ha risolto con autorevolezza e vigore. Maria Guleghina ha regalato una Tosca apprezzabile soprattutto nel secondo atto, culminato nella celebre “Vissi d’arte” interpretata inginocchiata e in posizione non proprio favorevole; Roberto Aronica è stato un Cavaradossi appassionato, calorosamente festeggiato dal pubblico in “E lucevan le stelle”. Bene gli altri e i complessi stabili.
Interpreti: Maria Guleghina (Tosca), Roberto Aronica (Cavaradossi), Carlos Alvarez (Scarpia), Giovanni Battista Parodi (Angelotti), Armando Gabba (Sagrestano), Enrico Salsi (Spoletta), Cristian Saitta (Sciarrone), Davide Mura (un carceriere), Filippo Bogdanovic (pastorello).
Regia: Davide Livermore
Scene: Davide Livermore
Costumi: Gianluca Falaschi
Orchestra: Fondazione Teatro Carlo Felice
Direttore: Stefano Ranzani
Coro: Teatro Carlo Felice
Maestro Coro: Pablo Assante - Gino Tanasini (Coro Voci Bianche Teatro Carlo Felice)
Luci: Davide Livermore
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