La rivincita di Antonio Salieri

Padova: OPV e i meriti della rassegna “In viaggio verso Mozart”

In viaggio verso Mozart (Foto Alessandra Lazzarotto)
In viaggio verso Mozart (Foto Alessandra Lazzarotto)
Recensione
classica
Padova, Sala dei Giganti di Palazzo Liviano
In viaggio verso Mozart
20 Maggio 2025

Tra le cose lodevoli che fa l’Orchestra di Padova e del Veneto c’è una nuova rassegna dal titolo “In viaggio verso Mozart”: si tratta di una serie di concerti nei quali a Mozart – e in particolare al giovane Mozart dei viaggi in Italia tra il 1769 e il 1773 – sono accostati musicisti suoi contemporanei. Quest’anno ricorre il duecentesimo anniversario della morte di Antonio Salieri, e per questa prima edizione tocca a lui. Tutti sanno del pregiudizio infondato della loro rivalità: voce di corridoio che è diventata creazione artistica in Puškin, Rimskij-Korsakov, Shaffer e Forman. Il merito della rassegna è di far parlare non le voci di corridoio, ma la musica, accostando con intelligenza brani coevi dei due musicisti, in modo da dare un opportuno contesto temporale al confronto che, rivalità o non rivalità, si è sempre un po’ spinti a fare. I brani scelti per il concerto cui abbiamo assistito, tenutosi il 20 maggio nella Sala dei Giganti di Palazzo Liviano, distano tra loro un anno: la Sinfonia nr. 15 K 124 in Sol maggiore di Mozart (1772) e i due Concerti per clavicembalo (qui eseguiti al pianoforte) di Salieri, in Do maggiore (1773) e in Si bemolle maggiore (1773). 

Diciamolo subito: dal confronto Salieri esce decisamente vittorioso. Ciò non si deve solo all’esecuzione del Concerti, che si è avvantaggiata di due ottimi e giovanissimi pianisti, Maya Oganyan (2005) per il primo e Giacomo Menegardi (2000) per il secondo. Si deve anche alla scelta stessa dei brani. Salieri ha scritto soprattutto musica per il teatro. I suoi due soli Concerti per clavicembalo, scritti a ventitré anni a Vienna, quando ancora non aveva il posto fisso a corte, sono a tutt’oggi poco conosciuti, e di qualità straordinaria. Il Larghetto del Concerto in Do è una Siciliana che per semplicità e raffinatezza è degna di stare accanto agli analoghi luoghi mozartiani (l’Adagio del Concerto K 488). Le volate di sestine nell’episodio in Do minore del Rondò mostrano quanto il giovane Salieri fosse ricettivo agli impeti dello stile Sturm und Drang. Il lunghissimo sviluppo dell’Allegro del Concerto in Si bemolle mostra una capacità costruttiva impressionante, per fantasia e rigore, nel trarre così tanto succo da materiali così apparentemente elementari: qui davvero si vede il maestro di Beethoven. E Mozart non era il solo a possedere senso dell’allusione: nei trilli e nelle acciaccature dell’Adagio ammicca l’esprit di Casanova, di Fragonard, di quel Settecento ch’è lo zenit della civiltà della conversazione e del sesso.

La Sinfonia fu scritta da un Mozart sedicenne in un intervallo di ritorno a Salisburgo tra il secondo e il terzo viaggio in Italia. Alla corte salisburghese si era appena insediato il nuovo arcivescovo Colloredo, amante della musica italiana: è possibile che nel gradevole melodismo di questa piccola sinfonia, e nel suo finale operabuffesco, il Mozart ragazzo ne abbia voluto compiacere i gusti, ma il risultato, per quanto grazioso, non spicca rispetto a tanta altra musica ‘galante’ coeva. Si nota però un’attenzione, già premonitrice, alla scrittura dei fiati (corni e oboe) cui è affidato, ad esempio, il secondo tema dell’Andante. (Laddove in Salieri i fiati sono adoperati per lo più come ripieno armonico, e, nei movimenti lenti, aboliti). L’Orchestra, guidata dal primo violino Antonio Aiello, ha saputo dare a tutto ciò il giusto colore, equilibrando i timbri in un bel suono elegante e corposo.

Il pubblico ha applaudito orchestrali e solisti con calore, ed è da registrare anche il successo di aver staccato circa 150 biglietti per un’iniziativa sperimentale. La rassegna ha avuto un’anteprima a Verona, è iniziata ufficialmente il 29 aprile a Padova, ha toccato Legnago (città natale di Salieri) e si concluderà il 4 giugno (qui tutte le informazioni). Non possiamo che augurarle tutto il meglio.

                                                                                                                       

 

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