La luce di Gilda

In scena a Ravenna il Rigoletto di Cristina Mazzavillani Muti

Recensione
classica
Ravenna Festival Ravenna
Giuseppe Verdi
09 Novembre 2012
Gilda. Turchina, candida, eroina archetipo di purezza assoluta. Lettura naturale, d’altro canto suggerita da un testo che la isola ed eleva da un contesto di prepotente leggerezza, quella del Duca di Mantova, di sordida vigliaccheria, quella dei cortigiani, di violenza – per quanto dettata da ragioni d’amore – di Rigoletto. Eppure a questo inequivocabile equilibrio di caratteri, Cristina Mazzavillani Muti riesce a dare un tocco personale, di dichiarata ispirazione vermeeriana, capace di estrarre e astrarre dal buio materiale e simbolico del suo Rigoletto, immerso nella notte, la luce di Gilda, illuminata, come le fanciulle del pittore fiammingo da un unico fascio luminoso. Ma è quella stessa luce, sapientemente concepita da Vincent Longuemare, quella che a Gilda dona l’espressione del suo carattere, a disegnare addosso alla schiera di principi, buffoni e cortigiani, lasciandoli spesso in semioscurità, l’abito scomodo della loro malvagità. Se poi la nostra Gilda è affidata alla voce di gran lunga più convincente, quella di Rosa Feola, suggestivamente rilanciata nel Caro nome da quel gioco di riverberi sonori caro a Cristina Mazzavillani Muti, ecco che l’ingresso in scena della sua figura diventa ragione d’attesa per chi, ascoltando, ha dovuto appunto attendere che il Rigoletto di Francesco Landolfi trovasse in corso d’opera la necessaria sicurezza, o che il Duca di Giordano Lucà s’armasse di quella sfrontatezza senza la quale i suoi attesissimi numeri appaiono altrimenti statici e indeboliti. Ma vogliamo senza dubbio dar fiducia a un giovanissimo tenore dalla bella voce, che ritmo avrebbe dovuto forse ricevere da una bacchetta, quella di Nicola Paszkowski, orientata verso un’uniformità retorica che non rende merito alla complessità drammaturgica di Rigoletto.

Interpreti: Il Duca di Mantova Giordano Lucà Rigoletto, suo buffone di corte Francesco Landolfi Gilda, di lui figlia Rosa Feola Sparafucile, bravo Luca Dall’Amico Maddalena, sua sorella Clara Calanna Giovanna, custode di Gilda Isabel De Paoli Il Conte di Monterone Daniel Giulianini Marullo, cavaliere Donato Di Gioia Matteo Borsa, cortigiano Giorgio Trucco Il Conte di Ceprano Claudio Levantino La Contessa, sua sposa Antonella Carpenito Paggio della Duchessa Yelizaveta Milovzorova

Regia: Cristina Mazzavillani Muti

Scene: Cristina Mazzavillani Muti e Italo Grassi

Costumi: Alessandro Lai

Orchestra: Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

Direttore: Nicola Paszkowski

Coro: Coro Lirico Terre Verdiane di Piacenza

Maestro Coro: Corrado Casati

Luci: Vincent Longuemare

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.