La follia di Gesualdo
Martina Franca: prima in forma scenica di Maria di Venosa di Francesco d'Avalos
Recensione
classica
L’evento del 39° Festival della Valle d'Itria è senza dubbio la Maria di Venosa, opera contemporanea di Francesco d’Avalos, in prima scenica assoluta. Partitura di grande interesse il cui "scopo principale è il ricollegamento con una tradizione musicale interrotta alla fine del XIX secolo” (secondo il compositore), con intarsi di musiche originali di Gesualdo e della sua cerchia napoletana, l’opera narra in 2 atti il dramma di Maria d’Avalos, infelice sposa del principe di Venosa, uccisa con l'amante Fabrizio Carafa. Coinvolgente la scelta registica di Nikos Lagousakos, con geometrie derivate dalla scomposizione di un parallelepipedo (per le scene di Justin Arienti) trasformato nei luoghi del dramma, fino a divenire un ospedale psichiatrico a dare corpo alla progressiva follia che si impossessa di Carlo Gesualdo. Efficaci i danzatori in movenze che ricordano le installazioni di Bill Viola, fino alla coinvolgente scena dell’amplesso tra Maria (perfetta nella sua intensità Gloria Dorliguzzo) e Fabrizio (Riccardo Calia), spiati e mai interrotti dal tormentato principe (Marco Rigamonti). Ieratica la veggente che itera i suoi presagi di morte (il contralto Sara Nastos) cui si alterna il soprano (Liana Ghazaryan) che dà voce allo spettro di Maria. Eleganti le proiezioni di Matthias Schnabel per descrivere luoghi e sentimenti. Una prova impegnativa per l'Orchestra Internazionale d’Italia ben condotta dal giovane israeliano Daniel Cohen, affiancata dal piccolo gruppo di strumenti antichi e dall'esperto gruppo madrigalistico diretto da Antonio Greco per l’esecuzione degli autentici madrigali di Gesualdo. Ben preparato da Franco Sebastiani il coro del Petruzzelli di Bari. I lunghi applausi del pubblico hanno reso omaggio alla presenza in sala del compositore Francesco D’Avalos
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