La fantasia di Say
Il pianista turco torna a Merano con il Primo di Ciaikovskj diretto da Maxim Vengerov
Recensione
classica
I puristi dell'esecuzione strumentale che non sopportano le movenze eccessive dell'interprete sul palco devono chiudere gli occhi per assistere ad un concerto di Fazil Say, ma un piccolo sforzo è ricompensato dall'ascolto di un grande pianista turco dotato di una fantasia nel fraseggio che si rinnova ad ogni frase, di un tocco dalle mille risorse e di uno straordinario orecchio cameristico. L'intesa solida tra Fazil Say e Maxim Vengerov – che ritorna ad imbracciare il violino nella stessa serata regalando al pubblico di Merano la Tzigane di Ravel, il tema di Sheherazade in Rimskij Korsakov e Méditation dalla Thaïs di Massenet – dona al ciaikovskiano concerto delle doppie ottave una lettura diversa dalla consuetudine, dove il pianista sveste i panni del virtuoso romantico che domina l'orchestra. Say è atletico e potente dove serve (e pensare che nemmeno l'autore riusciva a suonare i difficilissimi passaggi che aveva scritto!) e concertante nel resto, sempre in contatto visivo se non addirittura fisico con l'orchestra, in uno scambio di frasi e di sonorità che tocca vette altissime. In diversi momenti del concerto è sembrato quasi che il direttore ed il pianista avessero lo stesso strumento sotto le mani. Magico in questo senso il collegamento tra il pianoforte e l'orchestra dopo l'ultima cadenza del I movimento e il dialogo tra pizzicati e staccati nell'Andantino semplice, dove Fazil sembra giocare con le gocce di pioggia con lo stupore di un bambino. Il tocco di questo pianista è ricco di sfumature, da quelle che ti aspetti a quelle meno consone, ma sempre giustificate da un discorso musicale o da un pensiero poetico. E il pubblico colto delle Settimane Musicali se ne accorge ed applaude entusiasta. Da riascoltare.
Interpreti: Fazil Say, pianoforte
Orchestra: Prague Philharmonia Orchestra
Direttore: Maxim Vengerov
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